Musica e Film: John Cassavetes e il Jazz e altro..

“As an actor you don’t get the freedom to function the way you’d like to. I know I never got the lines I wanted under other directors. I couldn’t stand the idea of sitting around for a couple of years waiting for the phone to ring. It drove me crazy. So I found other people that it drove crazy too and we started working together. I started a workshop because I went crazy. It saved me from going off the deep end.”

“Quando faccio un film m’interesso più alla gente che lavora con me che al film in sé, al cinema. Per me la realizzazione di un film è qualcosa che coinvol- ge tutti coloro che vi partecipano. Non penso mai a me stesso come regista (infatti credo di essere uno dei peggiori registi esistenti): io non conto, non faccio nulla. Sono responsabile del film nella stessa misura in cui ne sono responsabili tutti gli altri che vi partecipano e vi vogliono esprimere se stessi e sentono questa loro partecipazione al film come essenziale, innanzitutto per loro.. Per me i film hanno poca importanza. È la gente che è più importante.”
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John Cassavates e Gena Roalands nella sala di montaggio costruita nel garage della loro casa
“I believe totally in nepotism. It impresses the hell out of my family and friends”
Cassavates agli attori dei suoi film : “Dite cosa siete, non cosa vi piacerebbe essere. Non cosa dovreste essere. Solo cosa siete. Quello che siete è sufficiente” – “Io e la gente con cui lavoro cerchiamo insieme una specie di verità personale, la rivelazione di quello che siamo veramente, senza trucchi. Dobbiamo lottare ogni giorno per restare sani, per smettere di autocensurarci. Ecco perché, quando lavoriamo su una storia – anche un mélo, anche la più semplice e banale – non la comprendiamo finché essa non riveste un significato vissuto per noi: non va bene finché non arriviamo a impegnarci personalmente in questa storia. Bisogna impegnarsi con la gente che si filma, con i personaggi che si sono scelti.”
“Il cinema di Cassavetes è un cinema della tribù, famiglia che non smette di eccedere i propri limiti, comunità aperta e chiusa che abbraccia avventura e fedeltà”.
“Sin da Ombre la vicinanza tra il cinema di Cassavetes e il jazz è evidente. Questa musica fondata sull’improvvisazione, che riguarda il linguaggio del corpo, è come l’esatto corrispettivo del lavoro svolto da Cassavetes e dalla troupe davanti e dietro la macchina da presa. E’ in Ombre che le qualità strettamente jazzistiche dello stile di Cassavetes si trovano allo stato puro: inserimento del tempo vissuto all’interno dell’inquadratura, apertura al feeling del momento, lavoro sull’intensità e sull’inflessione del suono come dell’immagine, rifiuto di una subordinazione alla trascendenza della scrittura, della partitura o del copione.”
” E’ lo stesso Cassavetes a comportarsi da musicista jazz quando mette in scena Ombre. Allo stesso modo, il conflitto di Mingus tra scrittura e improvvisazione è lo stesso che ha attraversato l’esperienza del primo film e l’intera opera di J.C.. Ma, per il cineasta, sarà l’improvvisazione a strutturarsi progressivamente tramite la scrittura (si vedano le due versioni di Ombre), mentre, per il musicista, è l’ordine della scrittura a essere spezzato dall’energia dell’improvvisazione. Il concetto musicale di “composizione istantanea” si addice perfettamente al cinema di J.C., che dà, come un brano jazz, l’impressione di inventarsi sotto i nostri occhi.”

musiche composte da Charles Mingus, Shafi Hadi, Hunt Stevens, Eleanor Winters

Shadows, 1959
Shadows
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Shadows
Shadows
Johnny Staccato, serie tv del 1960
Johnny Staccato
Too late blues, 1961
Too late blues
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Faces, 1968
Faces

 

“Ho scritto Volti perché ero in preda alla rabbia e allo sconforto di fronte alla società. Ero davvero arrabbiato con la nostra epoca, e in particolare con quegli adulti che senza riflettere vanno in discoteca, vanno dietro a tutto ciò che è di moda, senza capire davvero cosa sia. Volevo mostrare l’incapacità comunicativa delle persone; l’effetto delle piccole cose su tutti noi; l’incapacità da parte di molti di affrontare quello che sentono in giro, leggono sui giornali, vedono nei film; e come, quando uno è impreparato a pensare con la propria testa e a provare dei sentimenti, questo possa portare a conseguenze tragiche. Vecchie signore che si sforzano di essere giovani muovendo il culo grasso. Uomini che si sforzano di essere sessualmente attraenti. Tutti quei vecchi che si comportano come bambini. Le persone hanno paura di essere se stesse, e così finiscono per diventare qualcun altro, e non riescono mai più a tornare alla loro vera personalità”.

musica composta da Ray Brown, Jack Ackerman e Stanley Wilson

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Husbands, 1970
Husbands
Husbands

musica di Bo Harwood

Minnie and Moskowitz, 1971
Una moglie – The woman under the influence, 1974

( http://www.nazioneindiana.com/2015/02/08/cinedimanche-14-john-cassavetes-una-moglie/ )

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The Killing of a Chinese Bookie, 1976
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Opening night. 1977
Opening night
Gloria, 1980

di Bo Harwood, cantata da Jack Sheldon

Love streams, 1984
Love streams

 

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