Dio la benedica, Mr Rosewater

Eugenia Loli

“Mi dica, dottore … mi dica subito il peggio. Verso che cosa Eliot rivolge le sue energie sessuali?”
“Verso l’Utopia” disse lui.
A Norman Mushari, deluso, non restò che starnutire.

Eugenia Loli

Molte, molte cose buone ho comprato!
Molte, molte cose cattive ho combattuto!

Eliot, contrito, restò sobrio per due giorni, poi scomparve per una settimana. Fra l’altro, s’intrufolò in un congresso di scrittori di fantascienza che si teneva in un Motel di Milford, in Pennsylvania. Norman Mushari venne a conoscenza di questo episodio dal rapporto di un detective privato che si trovava nell’archivio dello studio McAllister, Robjent e Mc Gee. Il vechio Mc Allister aveva assunto l’investigatore per ricostruire i movimenti di Eliot, per vedere se aveva fatto delle cose che in un secondo tempo avrebbero potuto rappresentare legalmente un imbarazzo per la Fondazione. Il rapporto conteneva, parola per parola, il discorso di Eliot agli scrittori. Tutti gli interventi, compresa l’interruzione di un Eliot in preda ai fumi dell’alcol, erano stati registrati su un nastro.

“Vi voglio bene, figli di puttana”, disse Eliot a Milford. “Siete i soli che leggo, ormai. Siete gli unici che parlano dei cambiamenti veramente straordinari che si stanno verificando, gli unici così pazzi da sapere che la vita è un viaggio nello spazio, e neanche tanto breve, perché durerà miliardi di anni. Siete gli unici tanto coraggiosi da preoccuparsi veramente per il futuro, da notare veramente tutto quello che ci stanno facendo le macchine, che ci stanno facendo le città, che ci stanno facendo le idee semplici e grandiose, di quali tremendi equivoci, errori, incidenti e catastrofi sono causa. Siete gli unici tanto sciocchi da arrovellarsi sul tempo e sulle distanze senza fine, sui misteri che non moriranno mai, sul fatto che stiamo decidendo proprio adesso se il viaggio spaziale del prossimo miliardo di anni o giù di lì finirà in paradiso a all’inferno. Poi Eliot riconobbe che gli scrittori di fantascienza non sapevano tenere la penna in mano, ma sosteneva che questo non contava. Disse che erano ugualmente dei poeti, poiché erano più sensibili ai grossi cambiamenti di tutti quelli che scrivono bene.
“Al diavolo gli abatini di talento che descrivono squisitamente un brandello di una singola esistenza, quando i problemi sono le galassie, gli eoni e i trilioni di anime che devono ancora nascere.” [..]

Eugenia Loli

[..] “Eliot fa bene a fare quello che fa. È bello quello che fa. Semplicemente io non sono abbastanza forte o abbastanza buona per rimanere al suo fianco..”
Un’espressione prima addolorata e confusa e poi impotente si dipinse sul volto del senatore. “Dimmi una sola cosa buona di quella gente che Elliot aiuta.”
“Non posso”
“Lo immaginavo”
“E’ un segreto” disse lei, costretta a rispondere, augurandosi che la discussione finisse lì.
Senza rendersi conto che stava diventando spietato, il senatore insistè.
“Sei tra amici adesso: e se ci confidassi questo grande segreto?”
“Il segreto è che sono esseri umani” disse Sylvia.
Guardò da un viso all’altro cercando un barlume di comprensione. Non lo trovò.

Eugenia Loli

[..]  Sylvia fu ricoverata in una clinica privata per malattie mentali di Indianapolis. [..] La consegnarono ad un certo dottore Ed Brown, un giovane psichiatra [..] Per la malattia di Sylvia coniò una nuova parola, “samaritrofia”, che significava, disse, “indifferenza isterica ai problemi dei meno fortunati”. [..]

La samaritrofia – lesse – è la soppressione di una coscienza iperattiva da parte del resto della mente. “Voi dovete ricevere tutte le istruzioni da me” strilla in pratica la coscienza a tutti gli altri processi mentali. Gli altri processi ci provano per un pò, poi, si accorgono che la coscienza non è in pace, che continua a strillare, e notano inoltre che il mondo esterno non è stato migliorato, neppure in misura microscopica, dai gesti altruistci pretesi dalla coscienza.
Alla fine si ribellano. Scaraventano la tirannica coscienza in una segreta e chiudono ermeticamente la botola di quella buia prigione sotterranea. così possono ignorare la voce della coscienza. In un dolce silenzio, i processi mentali cercano un nuovo leder, e il leder più pronto a presentarsi ogni volta che la coscienza viene messa a tacere, l’Egoismo illuminato, fa la sua comparsa. L’Egoismo illuminato dà loro una bandiera, che essi cominciano subito ad adorare. Si tratta essenzialmente del vessillo bianco e nero dei pirati, con queste parole scritte sotto il teschio e le tibie incrociate: “Va all’inferno, amico mio, io ho già il mio”.
Mi sembra un’imprudenza, scrisse il Dottor Brown, rimettere in libertà la turbolenta coscienza della Signora Z. [..]
Decisi allora che le mie cure dovevano avere lo scopo di temere prigioniera la sua coscienza, sollevando però, appena appena, la botola della segreta, in modo che si potesseo sentire, molto debolmente, le urla della prigioniera. A furia di tentativi, servendomi della chemioterapia e dell’elettrochoc, fu quello che ottenni. Non ne andavo particolarmente fiero, perché avevo calmato una donna profonda rendendola superdiciale. Avevo bloccato i fiumi sotteranei che la collegavano agli oceani Atlantico, Pacifico e Indiano, e fatta in modo che fosse paga di essere una piscina per bambini larga un metro, profonda dieci centimetri, piena di acqua clorata e dipinta di blu.
Bel medico!
Bella guarigione!  [..]

da Perle ai Porci, o Che Dio la benedica, Mr Rosewater –
Kurt Vonnegut

Eugenia Loli

Che Dio ci benedica, Mr. Rosewater