Marianne Moore

 
  

I pesci

a guado
vanno per nera giada.
Dei mitili blu-corvo, uno continua a rassettare i
cumuli di cenere;
e si apre e si chiude come fosse

un
ventaglio ferito.
I cirripedi che incrostano
il fianco
dell’onda non possono
nascondersi
laggiù perché
gli strali sommersi del

sole,
franti come vetro
filato, si muovono con la
rapidità di riflettori
giù nei crepacci –
dentro e fuori, illuminando

il
mare turchese
di corpi. L’acqua sospinge
un cuneo
di ferro entro lo spigolo
ferrigno
dello scoglio; sopra il quale
le stelle,

rosei
chicchi di riso, meduse
imbrattate d’inchiostro,
granchi simili a verdi
gigli, e velenosi funghi
sottomarini scivolano
dondolando uno sull’altro.

Tutti
i segni
esterni dell’oltraggio
sono presenti in questo
temerario edificio –
tutti gli aspetti fisici dell’

ac –
cidente – mancanza
cornice, solchi di dinamite,
bruciature
e colpi d’ascia,
queste cose
spiccano
sulla sua superficie; la
parete del baratro è

morta.
Ripetute
prove
hanno dimostrato
che lo scoglio può vivere
di ciò che non potrà
risuscitare
la sua giovinezza. E dentro
ad esso si fa vecchio
il mare.

  
   

* le immagini sono tratte da
Water Night, Virtual choir 3
di Eric Withacre