Uomo Invisibile

[..] Così sotto l’incantesimo della droga scopersi una nuova forma analitica di ascoltare la musica. I suoni non uditi arrivavano adesso fino a me, ed ogni linea melodica esisteva per conto proprio, spiccava nettamente su tutto il resto, faceva la sua parte, e aspettava pazientemente che le altre voci parlassero. Quella notte mi trovai ad ascoltare non soltanto nel tempo, ma anche nello spazio. Non solo entrai nella musica, ma discesi, come Dante, nei suoi abissi. E sotto quel ritmo sincopato v’era un tempo più lento e una caverna e io entrai e mi guardai intorno e sentii una vecchia cantare un canto spirituale pieno di Weltschmerz come il flamenco, e più sotto ancora c’era un livello ancora più basso sul quale vidi una bellissima fanciulla color avorio che implorava con la stessa voce di mia madre, ritta in piedi davanti a un gruppo di schiavisti che compravano all’asta il suo corpo nudo, e ancora più sotto trovai un livello più basso e un ritmo più rapido e sentii qualcuno gridare:
– Fratelli e sorelle, la predica di questa mattina è su “L’oscurità è nera”.
E un coro di voci rispose:
– Quell’oscurità è nerissima, fratello, nerissima ..
– Al principio ..
– Proprio all’inizio, – gridarano gli altri.
– .. e c’erano le tenebre ..
– Pregate ..
– .. e il sole ..
– Il Sole, Signore ..
– ..era rosso sangue ..
– Rosso ..
– Ora è nero .. – urlò il predicatore.
– Di sangue ..
– Ho detto è nero! ..
– Prega, fratello ..
– e non è nero ..
– Rosso, Signore, rosso: ha detto che è rosso sangue!
– Amen, fratello ..
– Il nero vi prenderà ..
– Sì, ci prenderà ..
– .. e il nero non vi prenderà ..
– No, non ci prenderà!
– Vi farà! ..
– Ci farà, o Signore ..
– .. e non vi farà.
– Alleluja ..
– .. Vi deporrà, gloria a te, gloria a te mio Signore, nel VENTRE DELLA BALENA
– Prega, fratello caro ..
– E metterà in tentazione ..
– Buon Dio onnipotente!
– La vecchia zia Nelly ..
– Il nero vi farà ..
– Il nero ..
– .. o il nero vi disfarà.
– Non è forse vero, Signore?
A questo punto una voce con un timbro di trombone gridò verso di me: – Levati di qui, stupido! Vuoi forse commettere tradimento?
E io mi strappai da quel luogo, mentre la vecchia cantante di spiritual gemeva: 
 – Va’, e sia maledetto il tuo Dio, ragazzo, e muori.
Mi fermai e la interrogai, chiedendole cosa avesse
– Amavo teneramente il mio padrone, ragazzo mio – rispose.
– Avresti dovuto odiarlo, – dissi.
– Mi diede molti figli, – disse, – e poiché amavo i miei figli appresi ad amare il loro padre, e al tempo stesso lo odiavo.
– Anch’io ho conosciuto l’ambivalenza, – dissi, – Ecco perché mi trovo qui.
– Cos’hai detto?
– Nulla, una parola che non spiega nulla. Perché vai gemendo?
– Piango a questo modo perché è morto, – disse.
– E allora dimmi, chi sta ridendo al piano di sopra?
Sono i miei figli. Essi sono contenti.
– Sì, posso capire anche questo, – dissi.
– E anch’io rido, ma poi piango. Egli aveva promesso di lasciarci liberi ma non ebbe mai il coraggio di farlo. Eppure lo amavo ugualmente ..
– Lo amavi? Vorresti dire ..?
– Oh, sì, ma c’era una cosa che amavo ancora di più.
– Che cosa?
– La libertà.
– La libertà, – dissi. – Forse la libertà è nell’odio.
– No, figlio, è nell’amore. Io lo amavo e gli diedi il veleno ed egli subito si accartocciò come una mela morsa dal gelo. Quei ragazzi l’avrebbero fatto a pezzi coi loro coltelli fatti in casa.
– A un certo punto ci deve essere un errore, -dissi-, sono confuso -. E avrei voluto dire altre cose, Le risate di sopra si fecero troppo forti e simili a lamenti e allora cercai di scappare ma non ci riuscii. Proprio mentre stavo per andarmene provai il desiderio struggente di chiederle che cos’è era la libertà e tornai indietro. Ella sedeva col capo tra le mani, gemendo debolmente; il suo volto di cuoio scuro era pieno di tristezza.
– Vecchia, che cos’è questa libertà che hai tanto amato? – le chiesi esitando.
Prese un’aria stupita, poi pensosa, poi confusa. – L’ho dimenticato, figlio. È tutto un pasticcio. Prima mi pare sia una cosa, poi penso che è un’altra cosa. Succede che mi gira la testa. A pensarci bene dev’essere nient’altro che saper dire quel che ho dentro la testa. Ma è un lavoro difficile, figlio. Mi sono successe troppe cose in troppo poco tempo. È come se avessi la febbre. Ogni volta che comincio a camminare la mia testa si mette a fare piroette e così cado giù. O se non è questo, sono i ragazzi; si mettono a ridere e poi vogliono ammazzare tutti i bianchi. Son pieni di rancore. Ecco cos’hanno.
– Ma e la libertà?
– Lasciami in pace, figlio; mi fa male la testa!
La lasciai, e anch’io avevo le vertigini. Non andai lontano.
Improvvisamente uno dei figli. Un omaccione di un metro e ottanta spuntò da chissà dove e mi colpì col pugno.
– Che fai? – gridai.
– Hai fatto piangere la mamma!
– Ma come? – dissi, schivando un colpo.
– A forza di farle delle domande, ecco come. Levati dai piedi e sta’ lontano di qui, e la prossima volta che hai domande di quella specie, falle a te stesso!
Mi tenne in una morsa come pietra fredda, e le sue dita si chiusero intorno alla trachea con tale forza che pensai di soffocare prima che finalmente mi lasciasse. Mi allontanai barcollando, stordito, con la musica che mi rintronava istericamente nelle orecchie. Era buio. Poi la mente torno lucida e infilai un lungo corridoio, e mi pareva di sentire i suoi passi rincorrermi. Ero tutto indolenzito, e m’era venuto, dentro, un profondo bisogno di tranquillità, di pace e di quiete, stato che sentivo di non poter mai raggiungere, In primo luogo, la tromba urlava e il ritmo era troppo febbrile. Poi un battito cupo, come sussulti del cuore, cominciò a sopraffare la tromba, invadendomi le orecchie. Avevo bisogno d’acqua e la sentivo scorrere nelle tubature fredde che incontravano le mie dita mentre procedevo tastoni, ma non potevo fermarmi a cercarla per via dei passi dietro di me.
– Ehi, Ras, – gridai – Sei tu, Distruttore? Rinehart?
Nessuna risposta, solo quei passi ritmici dietro di me. Una volta cercai di attraversare la strada, ma una macchina velocissima mi urtò, splellandomi una gamba mentre mi sorpassava ruggendo.

Poi, chissà come, risalii velocemente da quel sottomondo di suoni e sentii Louis Armstrong chiedersi candidamente:

Che cosa ho fatto
Per essere così nero
E triste? [..]
da Uomo invisibile –

Ralph Ellison

Aldo Tambellini

* in copertina
Aldo Tambellini, Black
ph. Richard Raderman