Due giovani – Cesare Zavattini 

Erano seduti in riva a un fosso con il bavero della giacca rialzato per l’aria umida che soffiava dalle colline. L’acqua verde è morta lambiva le suole delle loro scarpe.
“Guarda che bello,” disse Paolo indicando una nube di uccelli molto alta che attraversava il cielo come un turbine dalla forma labile. “Guarda” disse ancora: le case illuminate dal vento stavano per sparire in un gran polverone.
Sull’argine passarono operai in bicicletta di ritorno dalla fabbrica di mattoni: pedalavano a fatica contro il vento.
Paolo parlò di parecchie cose prima di sdraiarsi sull’erba secca a leggere il giornale. Anselmo appuntiva una canna con un temperino incrostato di madreperla.
“Ascolta, Anselmo. ‘Un bambino perito sotto un autobus: ieri mattina un bambino di nome Antonio, anni cinque, a passaggio con il padre tal Berto B. impiegato nell’Azienda Metalli, avendo vista improvvisamente la zia, si stacca da questi e si slanciava verso la zia. In quell’istante un autobus della linea tre, sopraggiunto da Corso Vittorio ..’ Ecco, mi ero interrotto nella lettura, illuso a questo punto che la sorte potesse cambiare: un passante, io che grido, il conducente pronto con i freni. Senti lo stridore dei freni? Ma la fine della notizia ha confermato il titolo. E avevo visto la scena: il bambino vestito di blu, i suoni dell’ora. Tu, Anselmo, non provi questo?”
Anselmo alzò lentamente il capo.
“No,” rispose guardandolo fisso. “Prima mi indicavi l’orizzonte, eri quasi commosso. Vorrei sentire anch’io certe cose.”
Respirò forte e aggiunse in fretta:
“Poco fa avevo pensato di spingerti nel fosso.”
Paolo impallidì.
“Sì,” disse, “guardavi lá in fondo, si vedeva la gioia nella tua faccia.”
“Sciocco,” Paolo gli batté una mano sulla spalla.
“Vorrei tirarmi via la pelle, essere più sensibile di quello che sono. ” Si mise la testa fra le mani. “Non è giusto.”
Paolo gli andò più vicino.
“Non siamo diversi, Anselmo. Prova. È bello quel campo di grano, così Anselmo, piegati a destra, sfiora con lo sguardo la strada, quel campo di grano segnato tutt’intorno dagli alberelli? Se ti sposti un poco vedi anche i filari di viti.”
Anselmo non aprì bocca, le sue spalle erano dure sotto le mani di Paolo che lo muoveva dolcemente perché osservasse il paesaggio dal suo stesso punto.

da Io sono il diavolo –
Cesare Zavattini

 

di Cesare Zavattini
 
* in copertina
dipinto di C. Zavattini