I poveri sono matti – Cesare Zavattini

Voglio insegnare ai poveri un gioco molto bello.
Salite le scale con il passo del forestiero (quella volta rincaserete più tardi del solito) e davanti al vostro uscio suonate il campanello.
Vostra moglie correrà ad aprirvi, seguita dai figli. È un po’ seria per il ritardo, tutti hanno fame.
“Come mai?” domanda.
“Buona sera, signora,” levatevi il cappello e assumete un’aria dignitosa. “C’è il signor Zavattini?”
“Cesare, andiamo, vuoi sempre giocare ..”
Non muovetevi e dite: “Evidentemente si tratta di un equivoco. Scusi, signora ..”
Vostra moglie si volterà di scatto, vi guarderà con gli occhi spalancati. “Perché fai così?”
Serio, state serio, e ripetete avviandovi giù per le scale: “Io cercavo il signor Zavattini.”
Si farà un gran silenzio, udrete solo il rumore dei vostri passi.
Anche i bambini sono restati fermi. Vostra moglie vi raggiunge, vi abbraccia: “Cesare, Cesare ..” Ha le lacrime agli occhi, i bambini forse cominceranno a piangere. Scioglietevi con delicatezza dall’abbraccio, allontanatevi mormorando: “È un equivoco, cercavo il signor Zavattini.”
Rientrate in casa dopo una ventina di minuti fischiettando.
“Ho tardato tanto perché il capo ufficio ..” e raccontate una bugia come se nulla fosse accaduto.
Vi piace? Un amico a metà giuoco si mise a piangere.

da I poveri sono matti –
Cesare Zavattini

Cesare Zavattini

* in copertina
dipinto di Cesare Zavattini