sottolineando Elias Canetti

Nessuno vuol essere porta.

Tre o quattro volte al giorno stringeva cordialmente la mano a se stesso, anziché ai visitatori che non arrivavano mai, e ogni volta era a sé che portava sorprendenti novità.

“Salvare” era la parola che scatenava le emozioni più forti nel suo cuore. C’erano, da salvare, oceani di creature e di legami, e lui non andò mai oltre l’impero del cuore.

Il futuro è sempre falso: subisce troppo il nostro influsso.

La solitudine è un tentativo dell’uomo di collocarsi a un’eguale, remota distanza da tutti i punti viventi dell’universo, perché tutti vogliono divorarlo.

Troppo pubblica, la morte di Cristo; il suo sacrificio è diventato un’eterna istigazione.

Amputano le loro vittime innanzi tutto delle orecchie e dei nomi; così quelle non sentono se qualcuno le chiama; così nessuno può chiamarle; ed esse ormai non sono altro che mani.

Non basta la dedizione a fare il poeta, ci vogliono anche asprezze ritmiche.

Una verità si pianta sempre nel tallone dell’altra.

Anche solo per saperne di meno, mi piacerebbe sapere di più.

Siede sui carboni, ma quelli mica vogliono ardere.

Le cornacchie sul grano maturo: nulla dà un senso più impetuoso della vita.

Se solo sapessi da chi giunge la sua voce: da questo, da quello, da quell’altro! Tanti morti cercano le voci dei vivi, e come si incalzano a vicenda! Ancora più dura che fra noi vivi è la loro lotta l’uno contro l’altro, essi lottano per molto di più; e il soccombente fra di loro non è mai morto, soltanto messo al bando. E siamo pure capaci di così vile baruffa, io li benedico, li benedico per questo ultimo scampolo di vita; e possono anche invadermi, scuotermi e tormentarmi, purché facciano qualcosa. Morti, oh amati morti, come vorrei conoscervi e allietarvi e omaggiarvi, con ore belle e piene della mia breve vita!

La sua idea del comunismo è che nessuno prenda ordini da lui; ma come fa a marciare la gente, se nessuno comanda; e come fa ad andare avanti, senza marciare?

Non fa male a una mosca: non sono abbastanza carnose per lui.

Tristezza e ignavia, amara fratellanza.

Ha così tanti bersagli che non tira nemmeno.

Si può vincere la propria sventura solo mettendola in gioco.

La meraviglia vive del caso. Nella legge soffoca.

Sisifo ama il suo masso, perché lo trascina.

Non mente, sorride.

Il conquistare non trova più la via d’uscita dalla carta geografica.

Quello che arriva più facilmente alla meta è il più stupido: non vede altro. Autisti, piloti, scassinatori, assassini.

L’etica del vecchio è la sua salute.

Chiunque riderà a guerra finita, sia messo a morte per averla dimenticata con tanta leggerezza.

Orecchie di pietra, occhi pieni di calore e compassione.

Tutto sta nel rapporto fra il riso e la meraviglia.

Nell’amore si annida sempre un verme solitario, e i due crescono insieme.

I destini hanno qualcosa di sacro, in ogni caso.

Spesso il mendace vuole soltanto continuare a parlare.

Montò il suo letto in mezzo a due parole, per non perdersi nel sogno.
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da Aforismi per Maria-Louise –
Elias Canetti

* in copertina
Landscape n.1 –
Tang Guo