Lovers of Aran: Seamus Heaney e Robert Flaherty

“L’acqua che scorre non ha deluso mai” 

 

Synge sulle Aran

La salsedine affila
le lame di quattro venti.
Pelano acri
di rocchia rinchiusa, sbucciano
una crosta di terra raggrinzita;
nasi taurini sono scolpiti
sulle scogliere.
Anche gli isolani
sono da scolpire. Osserva
il cipiglio appuntito, la bocca
incisa come un’ancora capivolta
e la lucida testa
colma di annegamenti.
Eccolo,
che arriva, nella testa il raspare
di una dura penna;
il pennino affilato su un vento salato
e intinto nel mare in lamento.

  

Tempesta sull’isola

Siamo preparati: costruiamo case basse,
affondiamo i muri nella roccia, e le copriamo con vera ardesia.
Questa terra avvizzita non ci ha mai dato fastidio
del fieno, dunque, come vedi, non ci sono mucchi
o covoni che possono andare persi. Né ci sono alberi
che possono rivelarsi di compagnia quando il vento soffia a tutta
forza: sai cosa intendo – le foglie e i rami
possono intonare un coro tragico in una tempesta
così che presti ascolto a ciò di cui hai paura
dimenticando che percuote anche la tua casa.
Ma non ci sono alberi, non c’è un riparo naturale.
Potresti pensare che possa essere di compagnia il mare,
che comodamente esplode giù sulla scogliera.
E invece no: quando inizia, lo spruzzo scagliato sferza
persino le finestre, sputa come un gatto domestico
inselvatichito. Sediamo zitti mentre il vento in picchiata
invisibile mitraglia. Lo spazio è una salva,
siamo bombardati dall’aria vuota.
Strano, è un gran nulla che ci fa paura.

Robin Cracknell

Lovers on Aran
Le onde senza tempo, franto e lucente polverìo di vetri, venivano abbaglianti framezzo alle rocce,
venivano brillando e crivellando dalle Americhe
a possedere Aran. O Aran piuttosto scorreva
gettando bracciate di rocce attorno alla marea
che rifluendo con dolce fragore cedeva?

Il mare definiva la terra o la terra il mare?
Ciascuno attingeva nuovo senso dalla collisione.
Il mare si frangeva sulla terra per completarsi.

Robin Cracknell

Girls Bathing

Spumeggiano i marosi in cui nuotano,
pirotecnia di braccia e mani, teste
emergono in brevi scatti, come palloni.
Le strida sono flebili, qui sul lido.

Mai una Venere dalle candide membra
sorse miracolosa su questa proda d’occidente.
Una regina corsara in vesti da battaglia
è, più austero, il nostro mito. I frangenti

si versano l’uno nell’altro, gli anni
fanno invisibili la spola
nell’aria.
Allo spiegarsi delle creste, spuma di birre,
le vesti della regina si sciolgono nel mare

e generazioni in singhiozzi nel sale
della schiuma, dove l’onda s’è infranta,
si battono temendo la carne e il peccato
poiché il tempo ha avuto compimento

se dal bagnasciuga, vestite di nuoto,
nude le gambe, spalle lucenti e lunghe schiene,
prendono terra fra saltelli e grida.
Così per vie di fatto Venere viene.

Robin Cracknell

Poesie di Seamus Heaney
Film documentario “Man of Aran” di Robert Flaherty