Sangue futuro

Sicilia

1
Qui la nebbia mi afferrò alla gola
mentre le colline giù in basso
fuggivano disordinatamente.

2
La grande città lasciata sei ore prima
batteva i suoi tamburi
dalla parte del mare.
Nella mia memoria
il mare perdeva il suo sale.

3
La nebbia premeva con tutte le sue forze
sul borgo e cominciò a mangiarmi.
Nella sua parte alta il paese vuoto
non era deserto.

4
Nient’altro che un pugno di riso
è ciò che la nebbia del vasto mare
sapeva offrire al borgi,
tutte le porte erano chiuse.

5
Non so chi aveva fame.
La fame vigilava nel borgo.
Il borgo aveva freddo.

6
In fondo al negozio
i suoi occhi neri mi hanno mangiato
con un triplice saluto ricambiato due volte.

7
Aveva attraverso il mare
nel più violento disordine
e lasciato la sua giovinezza in fondo alla savana,
il suo sangue era futuro.

8
La nebbia divorava anche lui.
Ma lui che non sapeva nuotare
avanzava a tutta velocità su un oceano
di furore e di inganno che metteva
gli uni contro gli altri uomini
dalle braccia tanto magre
da perforare la pelle dei tamburi
e i timpani della memoria.

9
Avrebbe potuto essere il grande cacciatore
che furono i suoi antenati
e occuparsi di rimettere al loro posto le montagne
e dei mostri nelle gabbie della bellezza.
Ma egli vuole velocemente dividere il mare
in due volti.

10
La nebbia mangia il borgo.
La nebbia mangia ogni volto.
La nebbia mangia i due zigomi.
Non è più possibile chiudere gli occhi.

11
Ogni cosa si divide in due,
la volontà taglia il presente,
tra i due zigomi
il volto è nebbia al futuro.

12
Il suo sangue è al futuro.
Non ci sono tanti ripieghi possibili,
tutta la sua fortuna la tiene nelle tasche.

William Kentridge

La Réunion

1.
Sull’oceano
sento i carghi e i rematori
e gli dèi privati della loro folgore
visibili tra le correnti.

2
Il nucleo della Terra tossì
e dall’oceano fece affiorare la zattera di lava e di legno fumante
dove una certa frase si forgia.

3
Chi saltella dalla fine al principio della frase?
Chi ritaglia nella fresca colata di lava
la scia del suo dito?
Chi la imprime tra le scorie sperse mille metri?

4
Sperduta tra i punti cardinali
la nuvola ti chiede e l’aiuto
e la rotula d’oro di una forma fissa.

5
È il vulcano che naviga sull’oceano.
È lui il solo in grado di ricoscere l’uomo dal suo tallone.
È lui a rubargli i sandali
e a polverizzarli nell’aliseo.
Noi non finiamo mai di raccogliere la polvere splendente.

6
Ognuno si distende nel burrone
per dare una forma affilata al suo corpo,
una salmodia al suo sogno
e forse un nome chiaro alla sua vita.

7
Il convoglio di nuvole corre più veloce
del racconto febbrile del borgo al tramonto,
più veloce corre il vento
per riempire di polvere d’oro
la tua bisaccia di muto.

8
Rotola un ciottolo di basalto nell’onda e nel temporale,
rotola un ciottolo sulla tua lingua
invocando i giochi infantili dietro la notte.

9
A gran colpi di remi
avanzi in un più trasparente controluce
e scorgi meglio la riva d’oro
dove la gente cieca che fece commercio di ogni parola
rigioca il destino ai dadi.

10
Sul vulcano che freme al suo tocco
una grande favola passa la sua mano callosa,
sul vulcano che gronda come un cane fumante
una grande favola dimentica la sua mano e si addormenta.

11
Piegando la mia fronte
edifico un tempio,
strizzando gli occhi
ascolto colei che cammina tra le colonne,
piegando la mia fronte
riesco a sopportare il soffio del suo addio.

12
Un sentiero di pietre grezze
discende il mio torso di montanaro dal versante selvaggio.
Un sentiero di frasi spezzate
separa le mie costole.
Respiro il profumo della terra fresca.

13
Un’offerta, una ciotola d’acqua chiara…
Ti saluto nell’albero che il vento scompiglia
e mi ritiro nella penombra della tua voce.

14
Un’immagine scivola.
Un’altra indietreggia
verso l’alfabeto che si sottrae.
Tutte scendono di corsa
la scalinata di lave intrecciate

e tuttavia l’immagine ancora sale
tra le lettere
con cui scrivi il tuo nome.

15
Il vulcano si è dunque allontanato
e ti ha lasciato il campo gibboso
di una bellezza radicale e devastata
dove tu getti luce in abbondanza
e osservi una chiarissima parola in azione.

da Il cerchio di pietre –
Yves Bergerer
(trad. Francesco Marotta)

particolare di “Triumphs and Laments” – Piazza Tevere a Roma – di William Kentridge
in copertina
Sleeper – Red
William Kentridge