L’Ombra: Chamisso e Raúl Ruiz

Un corpo opaco può essere illuminato soltanto in parte da un corpo luminoso, e lo spazio privo di luce che è situato dal lato della parte non illuminata è ciò che chiamiamo ombra. Così l’ombra propriamente detta rappresenta un solido, la cui forma dipende al tempo stesso da quella del corpo luminoso, da quella del corpo opaco, e dalla posizione di quest’ultimo rispetto al corpo luminoso.
L’ombra, considerata su un piano situato dietro al corpo opaco che la produce, non è altro che la sezione di tale piano nel solido che rappresenta l’ombra.
(Haüy, Traité élementaire de physique).
È dunque di questo solido che si parlerà nella straordinaria storia di Peter Schelemihl. La scienza della finanza ci ha insegnato abbastanza riguardo all’importanza del denaro; quella dell’ombra, invece, è generalmente molto meno riconosciuta. Il mio avventato amico ha bramato il denaro, di cui conosceva il prezzo, e non ha pensato al solido. Ma vuole che ci torni utile la lezione che ha pagato a tanto caro prezzo, e la sua esperienza ci grida: pensate al solido!

Seance de Shadow – Dominque Gonzalez-Foerster
[..] Frattanto il tempo era trascorso e, senza che ce ne accorgessimo, già l’alba rischiarava il cielo; mi spaventai quando, d’un tratto, guardando verso oriente vidi dispiegarsi tutta la magnificenza dei colori che annunciano l’imminente sorgere del sole, contro il quale proprio in quel momento in cui tutte le ombre sfoggiano tutta la loro estensione, non si scorgeva riparo né ricovero in quella pianura aperta! E per di più non ero solo! Gettai un’occhiata al mio accompagnatore, ebbi un nuovo soprassalto… Altri non era che l’uomo dalla redingote grigia.
Egli sorrise del mio sbigottimento e continuò senza permettermi di profferire verbo; “Lasci dunque com’è consuetudine nel mondo che il nostro reciproco vantaggio ci unisca per un poco, a separarci siamo sempre in tempo. Questa strada lungo la montagna, anche se forse lei non ci ha ancora pensato, è comunque l’unica che lei possa ragionevolmente intraprendere; giù nella valle non può certo avventurarsi, e ancor meno vorrà tornare oltre la montagna, proprio nei luoghi da cui è fuggito … E questa è, per l’appunto, anche la mia strada. La vedo già impallidire alla vista del sole che sorge. Per il tempo che saremo compagnii, voglio proprio prestarle la sua ombra, e lei, in cambio, sopporterà la mia vicinanza [..] Lei non mi ama, e questo mi dispiace. Ma può comunque servirsi di me. Il diavolo non è poi così nero per come lo si dipinge. Ieri mi ha fatto arrabbiare, questo è vero, ma oggi non voglio tenerle rancore per questo, e già le ho accorciato il cammino fin qui, questo deve proprio ammetterlo .,. Ma si riprenda dunque solo per una volta la sua ombra, per prova”.
Il sole era sorto, e sulla strada ci venivano incontro alcune persone; sebbene con ultima riluttanza accettai la proposta. Sogghignando, egli fece scivolare a terra la mia ombra, che immediatamente prese posto sopra l’ombra del cavallo e si mise a trottellerare allegramente accanto a me. Mi sentivo in uno strano stato d’animo, Cavalcando passai davanti a una squadra di contadini, i quali, a capo scoperto, fecero umilmente largo dinanzi al ricco signore. Continuai a cavalcare, guardando dalla groppa del cavallo, con occhi avidi e col cuore in tumulto, quel l’ombra al mio fianco, che era stata mia e che ora mi ero fatta prestare da un estraneo, anzi, da un nemico.
Costui mi camminava accanto con noncuranza, e anzi fischiettava una canzone. Lui a piedi, io a cavallo, mi prese una frenesia, la tentazione era troppo grande, tirai bruscamente da un lato le briglie, spronai il cavallo, e imboccai di gran carriera un sentiero laterale; ma non riuscii a portarmi dietro l’ombra che, alla svolta, scivolò via dalla sella, e si mise ad aspettare sulla strada maestra il suo legittimo proprietario. Umiliato, dovetti tornare sui miei passi; l’uomo in redingote grigia non si scompose per nulla e, dopo aver smesso di fischiare la sua canzone, mi rise in faccia, mi rimise l’ombra, e mi ammonì che essa mi sarebbe stata attaccata e avrebbe voluto rimanere con me, solo quando l’avessi nuovamente posseduta a titolo di regolare proprietà. “Io la tengo saldamente in pugno” continuò , “proprio grazie alla sua ombra, e non mi scapperà. Un uomo ricco come lei ha bisogno della sua ombra, non c’è niente da fare; lei è da biasimare solo perché non se n’è reso conto prima”.
Continuai il mio viaggio sulla stessa strada; ritrovavo tutte le comodità della vita, e anche il suo splendore; potevo muovermi, libero e leggero, perché possedevo di nuovo un’ombra, sebbene solo in prestito, e ovunque suscitavo il rispetto che è dovuto alla ricchezza; eppure mi sentivo la morte nel cuore. Il mio straordinario compagno [..] non lasciava mai il mio fianco e mi tormentava incessantemente con i suoi discorsi, dimostrando sempre la più assoluta certezza che un giorno, fosse anche solo allo scopo di levarmelo di torno, avrei infine accettato l’affare dell’ombra [..]. Mi ero reso dipendente da lui. Mi aveva in pugno, dopo avermi riportato nella magnificenza del mondo, che io invece rifuggivo. Ero costretto a subire la sua eloquenza, e cominciavo quasi a sentire che aveva ragione lui. Al mondo in un ricco doveva pur avere un’ombra, e se avessi voluto mantenere quella condizione a cui egli aveva fatto sì che io potessi nuovamente accedere, non c’era che una via d’uscita. Una cosa però era davvero per me un punto fermo; dopo aver sacrificato il mio amore, dopo che la vita aveva perduto il suo colore, non avrei mai ceduto la mia mano a quel demonio, fosse pure per tutte le ombre del mondo. Ma non sapevo come sarebbe andata a finire. [..]

Da questa storia si può dedurre che anche la minima condiscendenza verso cose che contrastano con la coscienza può portarci molto più lontano di quanto noi avessimo pensato.

Manuel nell’Isola delle Meraviglie – Raul Ruiz
“Non sono scappato dalla scuola perché una voce mi chiamava, ma perché ho scelto”
https://youtu.be/Z9AUj4BBzhE

“La vita è il sogno di un’ombra”
Seppur la popolarità non è che un’ombra, tuttavia non è divertente vivere senza un’ombra.

 

L’ombra di un gentleman è perduta oppure rubata.

Apparizione

Vegliato a lungo avea la mezzanotte
sul tintinnio dei calici e sul correre vano,
quando, stanco avventore, io me ne uscìa,
trovando intorno fredda, oscura notte;
in quella quiete sentìa risuonare
il passo e le grida della sentinella.
Quando i miei passi vagarono soli,
fuori dal lustro echeggiante salone,
un umor cupo e strano in me s’assise.
Vicino alla ben nota amata casa,
scorsi, e quasi impietrito ne rimasi,
luci che ardeano dentro le finestre.
Dubbioso m’arrestai con lunga pausa
e chiesi: è questo effetto del vino?
Come a quest’ora un ospite è da me?
Più presso mi riuscì girar la chiave
dei serrami che chiusi m’appariono,
la porta apersi e dentro penetrai.
Scrutando attento verso quella luce,
l’occhio mio vide un volto spaventevole,
me stesso in piedi accanto al mio scrittoio.
Al grido mio: “Chi sei?” quegli gridò a sua volta;
“Chi mi turba nell’ora degli spiriti?”,
e guardommi, come me pallido anch’esso.
L’attimo smisurato dilatavasi,
mentre ciascun stava l’altro a scrutare
senza parole e con la bocca aperta.
Ed io per primo, angosciato, lasciai
svelte parole uscir: “Visione orribile,
lungi da qui, non contendermi il posto!”
Esso, come chi solo la violenza teme,
da sé strappando un sorriso leggero
e timido disse in risposta:
“Fermo!
Io son ciò che vuoi essere: per trovare
come quadrare questo folle cerchio,
se tu sei il giusto, come dici, mostralo;
solo allora nel nulla sparirò.
Spirito (come chiami anche me), lo accetti tu?
e ti impegni anche tu alla stessa cosa?”.
A ciò indignato: “Sì, così deve essere!
Il mio vero Io dovrà manifestarsi,
sciogliersi in nulla l’apparenza vuota!”.
È lui: “Facci dunque conoscere chi sei!”.
E io: “Son io colui che solo al bello,
al buono, al vero aspirò;
giammai degli idoli vittima fui,
né schiavo del mondano uso terreno
sprezzai il dolore, negletto e schernito;
son colui che trasognato, errante,
fiamma e fumo scambiò, ma che al risveglio
sol cerca il bene; anche tu costui?”.
Quello, con stridulo selvaggio riso:
“Quel che è il tuo vanto, io proprio non lo sono.
I miei affari diverso ordin trovarono.
Sono un vile folletto menzognero,
simulatore con me stesso e gli altri,
in cuore interesse, in volto impostura.
Nobil negletto, con i tuoi dolori,
chi conosce se stesso al giusto segno?
Chi di noi due il suo Sé giocar dovrà?
Vieni, se osi: voglio ben farti posto”.
Ma io, con raccapriccio, a quel vigliacco:
“Sei tu costui, resta, fammi strisciare via di qua!”, e fuori nella notte piansi.

Mi accorgo, anche se troppo tardi, di aver appena scritto una lettera piena di ombre e, invece di accendere una fiaccola nelle tenebre, le ho rese forse ancora più fitte. In quest’ultimo caso, non mi si tolga almeno il merito di aver mantenuto intatte le tinte originali.

* in copertina
Studio della gradazione di un’ombra su una sfera –
Leonardo da Vinci
** tutti gli scritti sono stati tratti da “Storia straordinaria di Peter Schelemihl e altri scritti sul doppio e sul male” –
Chamisso