Hölderlin, il cantore appassionato 

Diotima

[..] Come tutto s’è fatto un’altra cosa.
Tutto quello che odiavo ed evitavo,
armonioso e amichevole s’accorda
a questo nuovo canto del mio vivere;
e tornando i rintocchi delle ore
meravigliosamente mi richiamano
le giornate dorate dell’infanzia,
da che trovai quell’unico pensiero.

O Diotima, o felice creatura,
mirabile; per cui l’anima mia
sanata dall’angoscia della vita
spera la giovinezza degli Dei!
Durerà, durerà il nostro cielo.
Uniti come non è dato scorgere,
prima che ci vedessimo,
nel profondo ci siamo conosciuti.
[..]

*

Il 10 agosto del 1799 Diotima scrive a Hölderlin: “Quello che giudicherai bene io l’accetterò, anche se ritieni necessario decidere una separazione completa tra noi, non ti misconoscerò mai: il nostro rapporto continuerà nonostante tutto, e la vita è breve.”

  
Lamenti di Menone per Diotima

1
Ogni giorno esco fuori, sempre in cerca d’altro,
A lungo ho interrogato tutti i sentieri del luogo;
Io ricerco ogni ombra, le fresche alture
E le fonti; in alto e in basso erra lo spirito
Implorando la pace; così fugge nelle selve, colpita, la fiera,
Dove a mezzogiorno sostava sicura nell’ombra,
Ma il verde giaciglio non dà più
ristoro al suo cuore,
Fra lamenti e insonnia la spinge a vagare il dardo.
Né l’aiuta il calore della luce né il fresco della notte,
E nelle onde del fiume inutilmente immerge le ferite.
E come invano la terra le sue liete erbe salubri
Le porge, e alcuno zefiro lenisce il sangue in fermento,
Così, miei cari, sembra sia di me, e nessuno
Può togliermi dalla fronte il triste sogno?

2
Lo so, non giova, Dei della morte, se mai
tenete forte l’uomo vincendo il suo volere,
se maligni lo rapite giù nell’orribile notte,
non giova cercare, piangere, adirarsi con voi,
né pazienti abitare il vostro esilio pauroso
e udire sorridendo il vostro canto magro:
“Lo devi, dimentica il tuo bene, non piangere, dormi” –
eppure scaturisce nel cuore una voce che spera:
anima, tu non sai, non sai l’abitudine eterna,
e ancora sogni nel fondo del tuo sonno di bronzo. [..]

3
Luce d’amore, splende anche tra i morti il tuo oro?
Visioni d’altro tempo, mi illuminate la notte?
Benvenuti, o giardini, o monti dalle rosse sere,
sentieri silenziosi del bosco,
che testimoniaste
una gioia di cielo, stelle che guardate dall’alto
un giorno concedeste sguardi privilegiati
e voi che anche amate, o figli dei giorni del maggio,
calme rose, gigli, più volte ancora vi chiamo per nome.
Le primavere passano, e gli anni premono gli anni,
si scambiano e lottano, travalica il frutto del tempo
il nostro capo mortale, ma non per gli occhi felici
e diversa vita è concessa a coloro che amano.
Tutti i giorni e tutte le annate degli astri, Diotima,
furono intorno a noi unite nell’intimo sempre.

4
Ma noi in pace congiunti come due cigni che amano
e riposano in riva o si cullano sopra le onde
o guardano nell’acqua specchiarsi le nubi d’argento
e sotto il veleggio passare l’azzurro dell’Etere,
così sulla terra migrammo: ma il nord minacciava
nemico a chi ama, messaggio di pianto, ed il verde
cadde dai rami, la pioggia volò con il vento,
ma calmi sorridemmo, perché nel parlare fidato
sentimmo il Dio nostro, in un unico canto di anime,
in una pace intera d’infanzia sola e felice.
Ma la casa è deserta ormai, e mi presero gli occhi;
Insieme a lei io pure ho perduto me stesso.
E vago come un’ombra – così solamente ho da vivere,
da tempo ormai l’Oltre non ha più senso.

5
“Vorrei i grandi riti (per chi?) e cantare con gli altri,
ma a me solitario ogni cosa divina è assente.
Questo è il male, lo so. Un sortilegio m’inchioda
i tendini, mi abbatte gli inizi. Svuotato di sensi
trascorro il giorno, muto come un fanciullo muto,
e solo le lagrime strisciano fredde dagli occhi
e il canto degli uccelli le piante del campo mi turbano
perché recano dal cielo messaggi di gioia. [..]

6
Giovinezza, che seppi diversa, farai tu ritorno al mio pregare? Ritroverai il mio sentiero?
[..]

7
Ma tu che un giorno, quando davanti ai tuoi occhi affondavo,
consolando mi indicasti un meglio, all’incrocio [..]
tu come un tempo mi appari
e mi saluti ancora?
[..]

8
Ma ora nella luce la tua luce, o Eroina, ti regge,
e ti regge benigna l’amorosa pazienza [..]
e il Padre stesso per le Muse dolci e gentili
ti manda delicati i canti della culla. [..]
Davveto è lei, vibrante, dal capo ai sandali, tutta,
col passo silenziodo d’un tempo, l’Ateniese.
Cade benigno è certo dalla grande fronte serena,
o amico spirito, un raggio tra i mortali,
e tu me lo attesti, lo dici, perché io lo ridica
ad altri, giacché gli altri a questo non credono,
che la gioia è immortale più della pena e dell’ira
e tutti i giorni ha fine un giorno d’oro.

9
Così voglio, o Celesti, rendervi grazie, ed infine
la preghiera del cantore spira da un cuore più lieve.
Come quando ero in lei su una vetta assolata
un Dio mi parla e mi accende dal segreto del tempio.
Voglio vivere ancora! Ancora c’è il verde. Mi chiama
come una sacra cetra Apollo dai monti d’argento.
Vieni. Fu come un sogno. E sono salate le ali
di sangue, tutte le speranze rivivono giovani.
Molto c’è da trovare, e di grande, molto vi è oltre,
e chi ha amato così trova certo la via degli Dei.
Guidateci, ore consacrate, o giovani ore severe,
restate, sacri presagi, preghiere devote,
entusiasmi, o benigni Geni che assistete l’Amore,
restate finché ci incontreremo in un luogo comune
dove si attende il luogo di tutti i felici,
dove sono i messi del Padre, le aquile e gli astri,
dove sono le Muse e da dove gli Eroi e chi ama,
c’incontreremo, là o forse qui, in un’isola rorida,
nel giardino in cui unita la nostra gente fiorisce,
e lunga è la primavera e vera è la poesia,
e ricomincia l’anno nuovo per l’anima nostra.

da Le liriche –
Friedrich Hölderlin

 
 

* in copertina e nelle altre foto:
l’installazione dell’artista Douglas Gordon del 1994, dal titolo “Something between my mouth and your ear”
Una stanza blu vuota dove la luce aumenta e diminuisce di intensità in relazione all’ora del giorno e all’intensità di luce all’esterno. Entrando nella stanza il visitatore ascolta una hit parade di canzoni del 1966, le stesse che la madre avrebbe potuto ascoltare mentre era incinta di Gordon.