“Spuma fui”

[..] Poros, Passaggio, era figlio di Metis, Sapienza, prima amante di Zeus e da lui inghiottita. Non c’era ancora Dionisio, si ignorava il Vino. Gli Dèi si inebriarono di nettare. Apparve Penia, Miseria, vestita di stracci. Si aggirava sempre attorno alla festa. Poros si allontanò dal gruppo. Come un sonnambulo, entrò nel giardino di Zeus e si distese fra erbe morbide. Penia lo seguiva e si distese accanto a lui. Poros sentì la sua mano e il profilo del corpo di Penia. Si voltò su di lei e la penetrò, in silenzio. Così venne concepito Eros. Poros continuava a sognare, vaneggiando. Quando si svegliò era solo e non ricordava nulla di preciso della notte, se non la sensazione di qualcosa di fluido, umido che lo aveva
pervaso.
“Michtheîs en philótēti”
, “mescolandosi nell’amore”: è la formula più frequente, nel Catalogo delle donne, per nominare la copula. Usata soprattutto per Zeus. Due sostanze che si mescolano – e possono essere divine o umane, ma nel momento in cui si congiungono non si distinguono più: Eros è questa disposizione a perdersi, sciogliendosi in un composto che prima non esisteva.
Nell’eros il corpo secerne quegli umori che sono il suo sovrappiù sacrificale. La saliva è l’unico elemento in cui le due forme fondamentali del sacrificio – espulsione e comunione – convergono. Espulsa, nello sputo; assimilata ad altra sostanza affine, nel bacio. “Spuma fui” dice Afrodite a Poseidone. Per ricordargli che, se Poseidone è l’onda marina, lei è la sua schiuma. Poteva appellarsi ad altre parentele, ma Afrodite preferì rievocare il momento in cui era stata congiunta a Poseidone nella stessa materia. L’onda diventa schiuma come la liquidità diventa Eros. [..]
 

da Il Cacciatore Celeste –
Roberto Calasso