Quando Don Chisciotte divenne un Hidalgo

[..] Alonso Quijano perse la ragione, e la ritrovò in Don Chisciotte: una ragione glorificata.
“Il pover’uomo fantasticava già di diventare, grazie al valore del suo braccio, perlomeno imperatore di Trebisonda e, spinto da questi gloriosi pensieri e dallo strano piacere che gli procuravano, si affrettò quindi a porre in atto quello che desiderava”. Non fu solo un contemplativo, ma passò dal sognare a cercare di realizzare i propri sogni. “La prima cosa che fece fu lustrare certe armi che erano state dei suoi bisavoli”, poiché si apprestava a combattere in un mondo a lui ignoto, con armi ereditate che “arrugginite e piene di muffa, erano da lunghi secoli accantonate e dimenticate in disparte”. E per prima cosa pulì quelle armi [..]
e si fece una celata a incastro con del cartone e la provò, come tutti voi sapete, ovvero senza voler ripetere la prova, dimostrando così la saggezza della sua follia. “Andò poi a controllare il suo ronzino”, lo ingrandì con gli occhi della fede e gli diede un nome. E infine si diede anche lui un nome nuovo, come si addiceva a quel rinnovamento interiore. Si battezzò Don Chisciotte e con questo nome conquistò eterna fama. E fece bene a cambiare nome, poiché con quello nuovo riuscì a diventare davvero un hidalgo, cioè un gentiluomo, se ci atteniamo a ciò che dice il dottor Huarte, che nella sua già citata opera scrive: “Lo spagnolo che inventò questa parola, hijodalgo, lasciò ben intendere che gli uomini nascono due volte. Una è la nascita naturale, che è per tutti uguale, l’altra è quella spirituale. Quando un uomo compie un qualche gesto eroico o una prodezza, o manifesta una speciale virtù, allora nasce di nuovo, acquista nuovi genitori più degni e smette di essere chi era prima. Se ieri era figlio di Pedro e nipote di Sancho, da domani sarà hijo, cioè figlio, delle proprie opere. Da qui ebbe origine il motto castigliano che dice: ognuno è figlio delle proprie azioni. E poiché la Sacra Scrittura definisce algo, cioè qualcosa, le azioni buone e virtuose e nada, cioè nulla, i vizi e i peccati, allora venne composta questo termine, hijodalgo, ovvero discendente di qualcuno che fece una buona azione…”. E così Don Chisciotte, discendente di sé stesso, nacque nello spirito quando decise di andare a caccia di avventure e si ribattezzò con un nuovo nome, in previsione delle imprese che pensava di portare a termine.
Dopodiché cercò una dama di cui innamorarsi. E nell’immagine di Aldonza Lorenzo, “una giovane contadina di bell’aspetto, della quale egli un tempo era stato innamorato, sebbene pare che lei non lo avesse mai saputo né se ne fosse mai accorta”, incarnò la Gloria e la chiamò Dulcinea del Toboso. [..]
 

da Vita di Don Chisciotte e Sancho Panza –
Miguel de Inamuno