Vanità della Mente – Gian Mario Villalta

La casa vecchia

La gru andava via con un giro lento dietro i nocciòli.
Era settembre. La casa era quasi finita
e sarebbe rimasta così per sempre,
con i ferri ricurvi in terrazza,
la malta grezza ai lati della scala.

Il rampicante rischiara la parete,
ricopre il muro, la rete dell’orto.
Lo zio era un ragazzo quando è morto.
Poi altre estati calcinarono le vertebre,
inverni gelarono i nervi del grande corpo contorto
di lobie, stalle, tettoie.

Le automobili dalla statale
proiettano a lampi sopra il letto
il negativo delle persiane
prima di addormentarmi.
Inizio sempre da qui, lo sguardo fisso
nel buio: ricostruisco la casa vecchia.
E mi inabisso
con i visi e le mani che si pensano,
proprio quando è il momento di riunire
tutti in cucina, con le voci che feriscono
per proteggere, mentono per salvare.


Sono venuto qui a guardare gli alberi
anche se è buio. Vedo come si incurva
la terra e posso raggiungerla
dove l’erba falciata sbianca.
Sono i miei pensieri più antichi
i rami nel buio, la terra guardata.

*

Quello che sento diventare è sapore
e distanza che si piega nella mente.
Il tiglio è adesso tiglio veramente,
ogni goccia di pioggia nel suo nitore
è pioggia e goccia infinitamente.

*

Ruotano intorno al noce le cinque case,
la terra dolce arata, la strada alta.
Anche i nuvoloni e il muro di pietre
ruotano dolcemente intorno al noce.
E chi si ferma a comprare dei fiori bianchi
sotto il tendone all’incrocio nel camper
intorno al noce ruota e non se ne accorge.
Viene a incontrarmi, calcolando il metro
del mio passo, la curva dello sguardo
fuori di me, il noce intorno ruotando.

*

Posso aggiungere solo che incontro
sullo stradone ogni mattina
i pioppi, e uno per uno
fogliano lenti e insieme fanno il tempo.
Ogni giorno anche loro cambiano,
li indovino nel verde più intenso
(vorrei fermarmi, guardarli uno per uno)
e quando ritorno, ogni giorno, nell’altro senso,
li perdo –e allora penso: passano.
 
da Vanità della mente –
Gian Mario Villalta

  


Qui un link per altre poesie dell’autore e una bella recensione di Francesco Tomada
 
* le foto sono di
Gordon Matta-Clark