Il risveglio della parola – Maria Zambrano, e Bill Jennings

Indecisa, appena articolata, si sveglia la parola. Non sembra che riesca a orientarsi mai nello spazio umano, che va prendendo possesso dell’essere che si sveglia lentamente o istantaneamente. Poiché se il risveglio si compie in un istante lo spazio lo assale come se lo avesse aspettato lì per definirlo, per fargli sapere che è un essere umano e basta. Mentre il fluire temporale, in ritardo sempre, rimane aderente all’essere che si desta avvolto nel suo tempo, in un tempo suo che custodisce ancora senza cederlo, il tempo nel quale è stato deposto fiduciosamente. E la parola si desta a sua volta dentro questa fiducia radicale che si annida nel cuore dell’uomo e senza la quale egli non parlerebbe mai. E si direbbe persino che la fiducia radicale e la radice della parola si confondano tra loro o si diano in un’unione che permette alla condizione umana di emergere.
È di indole docile la parola, lo mostra nel suo destarsi quando comincia a sgorgare indecisa come un sussurro in parole slegate, in balbettii, appena udibili, come un uccello ignaro che non sa dove andare ma si dispone ad alzare il suo debole volo.
Viene ad essere sostituita, questa parola nascente, indecisa, dalla parola che l’intelligenza già sveglia proferisce come un ordine, come se statuisse anch’essa una presa di possesso dinanzi allo spazio che implacabilmente si presenta e davanti al giorno che suggerisce un’azione immediata da compiere, una che tutte le comprende. Parole cariche di intenzione. E la parola originaria, ritiratasi in sé, torna al suo silenzioso e nascosto vagare, lasciando l’impronta impercettibile della sua diafanità. Non si perde, però. Come un balbettio, come un sussurro della fiducia inestinguibile, attraverserà la serie delle parole dettate dall’intenzione, liberandole per qualche attimo dalle loro catene. E in questa breve aurora si avverte il germinare lento della parola nel silenzio. Nel debole bagliore della resurrezione la parola finalmente si stacca lasciando intatto il suo germe, annunciato dal pallido albeggiare della libertà un attimo prima che la realtà irrompesse. E così la realtà rimane sorretta dalla libertà e con la parola avviata a dirsi, a prender corpo. La parola e la libertà precedono la realtà estranea, che irrompe dinanzi all’essere non ancora compiutamente destatosi nell’umano.

da Chiari dal bosco
Maria Zambrano