Un male strano – Ausiàs March

Troppo dolore mi ha tolto l’immaginare;
non ne soffre la mente, e non può scuotersi.
Tenera è tanto che il crollo è fatale,
e l’angoscia, piangendo, non può mostrarsi.
Non trovo cura: il mio dolore è tanto
che in me il volere in due parti ha diviso;
un posto non c’è dove trovarlo unito
ma alla morte e alla vita un inclinare.

Come a un debole che sia costretto a scegliere
con quale di due forti abbia a combattere,
e pensare non sa con chi debba scontrarsi
perché, impaurito, non può fare calcoli,
cosí succede a me, che la vita spaventa,
e la morte ben sento inaccettabile:
se vivere voglio, è un piacere la morte;
se voglio morire, per me la vita è sacra.

Come colui che ha dato del veleno
al suo maestro, e vedendo il suo dolore
prova pietà del male che ora sente
il suo signore, e vorrebbe aiutarlo,
cosí tu, mio pensiero, per cui il senno si assenta,
inquinato dal tuo stesso tormento,
dona soccorso alla sua angoscia,
per sentire i suoi mali per tuo mezzo.

Assomiglio a una nave che periglia nel golfo
disalberata, senza comandante;
tra due venti in contrasto, non trascorre.
I marinai rimangono sgomenti;
ognuno di loro tenta la sua carta
e a ogni accordo sono discordanti:
l’uno vorrebbe stare da terra a cento passi,
l’altro cosí lontano quanto può spingere il vento.

Il mio volere, con il quale a mare fui
e poteva soccorrermi, è fallito;
la mia ragione dal suo posto è caduta;
i pensieri contrari mi attendevano;
i miei desideri non sanno piú eleggere
vita né morte, quale scelta è migliore;
natura in me impegna il suo sapere
e la morte salva da un danno peggiore.
Piena di senno, sono insopportabili
vita e dolore senza spazio che basti;
il mio desiderio diventa stupore
quando ricordo che una cosa ho da dirti.

 
da Un male strano: Poesie d’amore
Ausiàs March

 

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* in copertina
ph. Gerald van der Kaap