“… Quel brusio d’acqua che ancora vi raggiunge”

 

“ Al crepuscolo una barca
ormeggiata
sulle sponde del fiume
la Via Lattea lontana
anche laggiù soffia
un vento fresco”
Saigyō

 

Ebru - Hatip Mehmed Efendi
Ebru – Hatip Mehmed Efendi

 

[…] Finchè non si scoprono ai bordi estremi di una vita tormentata, lacerata, per certi aspetti non vissuta fuori della letteratura, quei “foglietti di conversazione” dove Kafka, afono, ha annotato tutte le sue ultime parole, le più nude, le più disarmate […] dove parla di fiori, a causa della loro stessa fragilità, del sole, dell’acqua corrente, di aria e di mattina; dove c’è ancora così tanta sollecitudine per gli altri (i frammenti di vetro che potrebbero ferire la domestica, se arriva a piedi nudi – la stessa sollecitudine per la sua infermiera che avevo trovato a casa di Gustave Roud anche lui prossimo alla fine):

Mi piacerebbe occuparmi soprattutto delle peonie, perché sono così fragili.
E dei lillà al sole.” “

” Non potremmo bagnarci nel ruscello, e poi fare un bagno d’aria?”

” Guardate il lillà, più fresco del mattino.
Bisogna informare la domestica dei vetri, a volte viene a piedi nudi.”

” Il lillà è meraviglioso, vero? – beve morendo, si ubriaca ancora.
È straordinario che un morente beva.”

” Appoggiami un istante la mano sulla fronte per darmi coraggio.”

E anche se “il soccorritore se ne va senza aver soccorso”, come è annotato nello stesso foglietto, niente può impedire che ci sia stato, proprio alla fine del cammino, quel battito d’aria, quella freschezza dell’acqua che scorre, quel filo luminoso dell’acqua corrente che irriga la pagina anche nei peggiori momenti.

Quel brusio d’acqua che ancora vi raggiunge.

Quegli ultimi rumori, nel silenzio crescente, ma quasi gli stessi per Senancour, Leopardi, Kafka – correndo nella stessa direzione come verso una porta spalancata: una voce tanto più pura quanto più lontana e forse mai perduta, una prateria luminosa sotto un sole che non ritornerà mai più uguale. Mentre una gran massa di stelle svanisce lenta nell’arco del cielo,

alla caviglia nuda fra l’erba d’estate

solo quel filo di rugiada che il sole potente salendo ha appena sciolto.
 

da Quegli ultimi rumori
Philippe Jaccottet