Where are you, João Gilberto?

 
 

In se stesso solo vivere
un mondo intero
pensieri magici misteriosi:
i rumori di fuori assordano
i raggi del giorno accecano.
Ascoltare il canto e tacere.
Silentium (Fëdor Ivanovič Tjutčev)

 
 

 
 

Perché cercavo un uomo che ovviamente non vuole essere trovato?
Perché provare a contattare qualcuno che non vuole essere contattato?
Motivo numero uno. Perché João Gilberto è un mistero.
Perché non è chiaro cosa lo motivi, se c’è qualcosa che lo motivi lì nella sua stanza d’albergo o ovunque viva.
Perché ci sono così tante storie strane su di lui.
Nessuno sa quali siano vere, modificate o inventate.
Dicono che suoni tutto il giorno la chitarra, sempre le stesse canzoni. Dicono che parli con i gatti.
Dicono che parli con i morti.
Dicono che ululi alla luna.
Dicono che comunichi solo con i foglietti di carta che la gente gli infila sotto la porta anche con i parenti stessi.
Dicono che abbia smesso completamente di comunicare.
Dicono che odi così tanto le persone da non sopportarle più.
Dicono che ami così tanto le persone da non sopportarle più.

 

 

 

 

 

(il disco che decretò la nascita della bossa nova)

 

 

 

Bim, bom, bim, bim, bom
Bim, bom, bim, bim, bom, bim, bom
Bim, bom, bim, bim, bom, bom
Bim, bom, bim, bim, bom, bim, bim

É só isso o meu baião
E não tem mais nada não
O meu coração pediu assim, só

Bim, bom, bim, bim, bom, bom
Bim, bom, bim, bim, bom, bim, bom
Bim, bom, bim, bim, bom, bom
Bim, bom, bim, bim, bom, bim, bim

É só isso o meu baião
E não tem mais nada não
O meu coração pediu assim, só

Bim, bom, bim, bim, bom, bom
Bim, bom, bim, bim, bom

Só bim, bom, bim, bom, bim, bim

 

[…] Bim Bom. Quest’ultima è una canzone del 1956, poi registrata come lato B del 78 giri con Chega de saudade, ed è considerata come la prima canzone ad avere una batida differente e, quindi, un contributo ritmico che lasciava presagire la Bossa Nova. La musica piacque molto a Tom (Jobim) ma rimase impressionato dalla batida di Gilberto, dall’armonizzazione della melodia, dalla raffinatezza nella scelta degli accordi e da una tonalità espansa. Gli chiese: «Da dove hai tirato fuori tutto questo?». «Dal movimento delle anche delle lavandaie di Juazeiro» rispose João.

 

 

 

 

[…] João Gilberto bussò alla porta di Roberto Menescal durante i festeggiamenti delle nozze d’argento dei suoi genitori. João gli disse subito: «Hai una chitarra? Possiamo suonare qualcosa», Roberto capì che non si trattava di un invitato ma di quel baiano mezzo pazzo che suonava in modo strano. Lo fece entrare, andarono in una stanza più appartata e João suonò Hô-bá-lá-lá. Menescal rimase incantato da quel ritmo, non riusciva a decifrarlo, lo prese sottobraccio, uscirono di casa e lo presentò ai suoi amici. A ognuno di loro, João Gilberto suonava Hô-bá-lá-lá diverse volte. Menescal non riusciva a togliere gli occhi dalla sua mano destra e non riusciva a credere al fatto che si potessero creare armonia e ritmo allo stesso tempo. Oltre a questo, Bôscoli e Menescal erano completamente sorpresi dai discorsi che faceva João. Parlava di poesia, del suo poeta preferito Carlos Drummond de Andrade, citava a memoria parti intere delle Lettere a un giovane poeta di Rainer Maria Rilke e parlava delle tecniche di respirazione dello yoga per estendere oppure accorciare le frasi musicali senza perdere nulla. Furono tutti sbalorditi, nacque una bella amicizia ma, soprattutto, João Gilberto cambiò la loro prospettiva.

 
 

 

 

[…] L’uscita di Amoroso fu celebrata da una festa meravigliosa offerta dall’artista Geoffrey Holder, l’autore della copertina del disco, nel suo spettacolare appartamento di Manhattan. Tutte le personalità dello showbiz americano erano lì e tutti volevano che João prendesse la chitarra e cominciasse a suonare. La sua chitarra, però, era stata provvidenzialmente dimenticata in albergo. Le richieste si fecero sempre più insistenti al punto che João andò con un ospite, in albergo, a prenderla. Passò più di un’ora ma di João Gilberto nessuno ebbe notizia e, quindi, più della metà degli ospiti, vista l’ora tarda, andò via. Due ore dopo, João tornò con la chitarra e offrì un recital indimenticabile alle persone che rimasero. I “reduci” non avevano lasciato l’appartamento un po’ perché conoscevano il personaggio e un po’ perché erano curiosi di sapere che fine avesse fatto. Si riunirono tutti in cerchio attorno a lui, in un silenzio sepolcrale, e lo ascoltarono in estasi.

 
 

 

 

[…] il “Disco bianco” di João Gilberto. È uno dei dischi più sperimentali della sua carriera, pensato per essere ascoltato in sequenza, senza interruzioni, e per intero. Accompagnato unicamente dal batterista Sonny Carr, ineccepibile, che tocca leggermente i piatti con bacchette e spazzole, e da Miúcha in un duetto, João disossò i brani della migliore tradizione brasiliana e della nuova leva di autori per regalare un loop che, letteralmente, assorbe l’ascoltatore in un fascio di luce che si attorciglia in un vortice. Sono presenti anche due brani di João, le sue ultime creazioni in studio. Registrato in un seminterrato a Manhattan, JOÃO GILBERTO ha una copertina che ricorda lo stile del White Album dei Beatles del 1968 ed è, concettualmente e volutamente, un mantra. In questo periodo, João Gilberto era al culmine del suo percorso yogico con l’opera di Yogananda, il filosofo e mistico indiano morto nel 1952: con il disco è come se avesse catturato e, poi, espresso in musica, i suoi insegnamenti.

 
 

 

 

[…] In un Brasile in cui la dittatura militare reprimeva con la forza le manifestazioni in piazza, il disco BRASIL, registrato da João Gilberto con Caetano Veloso, Gilberto Gil e Maria Bethânia, condensava tutto il meglio del Brasile, come testimonia il filmato di repertorio di Rogério Sganzerla che accompagnò l’uscita del disco. Fu l’incontro speciale, unico, di quattro baiani che saldò la Bossa Nova al Tropicalismo, il movimento che rivoluzionò la scena culturale brasiliana alla fine degli anni Sessanta e che non sarebbe mai nato senza le figure importantissime di Antonio Carlos Jobim, Vinicius de Moraes e, soprattutto, senza João Gilberto. Come scrisse Augusto de Campos nel 1966: «Caetano Veloso, entre outros jovens compositores de sua geração, mostra que é possível fazer música popular, e inclusive de protesto e de Nordeste quando preciso, sem renunciar à “linha evolutiva” impressa à nossa música popular pelo histórico e irreversível movimento da bossa-nova»

 

 



 

 

Nessuno che abbia mai incontrato Joäo sarà mai in grado di dimenticarlo. Perché è la nostalgia fatta persona. Lo è sempre stato, fin dall’inizio.
È intangibile quanto la nostalgia, incorporeo come la nostalgia.
Proprio come la nostalgia è più attivo di notte.
È insoddisfatto, capriccioso, bello e doloroso quanto la nostalgia.
È alla costante ricerca di qualcosa che non trova.
Perché la vera nostalgia riecheggia sempre dentro una stanza infinita. Dentro di noi. Lì rimane una domanda senza risposta. Per sempre.
È questa la sua maledizione.
È questa la bossa nova.

 

 


 

 

 

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* in copertina e nel post
ph. Alex Almedia
** le ultime sei foto sono
di Luca Tombolini
*** l’ultima foto di Maya Beano
**** I brani di apertuta e chiusura, in corsivo, sono tratti dal film
Where are you, João Gilberto?
di Georges Gachot
***** Gli altri brani dal libro
João Gilberto, un impossibile ritratto di artista
di Francesco Bove. La citazione è tratta dal suo libro.
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Where are you, João Gilberto?