Da qualche parte nello spazio – Fabio Pusterla

 

 

da Marmorea (pensando a Brassempouy)
 

All’alba su fiumi e torrenti sale una nebbia strana
come un respiro d’acqua nel grigio dell’aria in attesa,
le ultime bestie di terra rimangono un attimo immobili
prima di retrocedere nei boschi e nelle tane,
celate dal fuoco del giorno, timorose, e intanto calano
le ali degli aironi sulle rocce, e le ruote dei falchi
muovono lente verso le cime più impervie, nella luce:
questo ricordo, almeno, questo ti scrivo,
Signora priva di volto perduta nei tempi,
del mio fiume costretto a farsi lago.

Sarà forse perché talvolta immagino
il tuo viso non detto dall’avorio
come un’ansa segreta scomparsa nel primo mattino,
e lo sguardo splendente
di ghiaccio e dolina da uno spalto paleolitico vagare
su una distesa d’erba e di bisonti, sull’acqua stagnante
simile a questa mia, e così diversa, così aperta
ai tempi e agli spazi futuri, ai nuovi amori,
quando sopra il mio lago non voluto
sventaglia artificiale un eterno presente,
nasconde il suo vero nome nel profondo e lo dismemora
come una corruzione o una vergogna.

Verità
sepolta da metri cubi d’acqua e di furto: la radice
di nostra comune esistenza è un’alga verde, un muro cieco
di ferro e di cemento, e il campanile
a picco dentro l’acqua verso il fango
non trattiene da tempo più nulla,
neanche i morti
strappati alla loro terra per ogni evenienza scaramantica
o per ragioni d’igiene imperscrutabili
e assai dubbie. Potere comanda, famelico, da sempre;
e noi come sempre ubbidiamo.

La mia casa si chiama Resistenza e qui tendo l’orecchio
se mai da sotto suonasse qualcosa,
un rintocco o un tintinno subacqueo
di santo bevitore avvinazzato, o il tuo riemergere
da un gorgo di millenni, con un osso di renna fra i denti,
conchiglie bianche al collo e corpo teso, piuma o freccia
scagliata tra i cieli e gli strati da mano tremante
di sciamano o d’ignaro artista a Brassempouy,
per trafiggere e carezzare, ventimila anni dopo,
noi che erriamo smarriti nell’ombra di un’altra montagna,
memoria e vertigine, fuga, fatica e conquista
inutile e quotidiana.

Fissa dentro una zanna di mammut,
prega per noi, Signora, gli Dei assenti.
Sai già tutto,
l’origine e la fine.

 

 

Sulle rive, scendendo verso l’acqua, con cautela.
Tra le foglie, occhieggiando. Sui rami.
Il guizzo di ogni tendine, il respiro
di tutto. Sulle rive,
scendendo verso l’acqua. Solo questo. Sulle rive,
tra le foglie, sui rami.

 

da Da qualche parte nello spazio: Poesie 2011-2021 –
Fabio Pusterla

 

 
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Trailer del film Wienna Waltz
Albert Serra