Stanisław Barańczak 

ph. Chris Niedenthal

Trittico di calcestruzzo, stanchezza e neve
La neve IV

Occorre guardarlo dall’autobus “Jelcz”
di vecchio tipo, in cui i finestrini non sono mai
tanto puliti per principio; e occorre avere
un posto a sedere di ecopelle tagliata con la lametta
da un teppista, per noia; e occorre socchiudere
—————————————————————————————[lievemente
gli occhi, affinché i volti ammassati, esangui
(conosciuti vagamente, di vista) ricoprano il tutto
della superficie grigiastra del vetro come il verderame
—————————————————————————————[speculare.

e bisogna andare nella folla; e bisogna andare lontano,
fino all’altra estremità del cervello che ha accesso
inconsapevole e libero al mondo, dato
una volta per tutte; e per grazia; ed avere con sé
su questo autobus quello che duole di più,
l’odore umano, l’asimmetria, la morte rinviata
(infilato – dall’alto a poco a poco – nelle tasche dei cuori
un passaporto a scadenza permanente, ma al tempo
————————————————————————————————–[futuro),
anche la tosse, il brontolamento, il gomito, una risata
————————————————————————————————[fievole –

solo allora si può sopportare quel dolore soffice,
quel biancore lancinante, quella neve troppo pulita.

* Traduzione della poesia Paulina Malicka, consulenza per l’italiano Gerardina Antelmi

* ringrazio il blog Carteggi Letterari per la scoperta di questa bellissima poesia e rimando ad esso per la lettura di un interessante articolo sul poeta e di altre sue poesie. 

* in copertina
ph. Chris Niedenthal