Alle labbra mi porto quest’erba
Questa promessa vischiosa di foglie
Questa terra spergiura: madre
Di bucaneve, aceri e querce.
Guarda, come io divento forte e cieco
Se mi piego alle miti radici,
E non è forse troppo lo splendore
Del parco fragoroso per gli occhi?
Ma le ranelle, come biglie di argento,
Con le voci s’aggrappano a sfera.
Si fanno i rami pruni, e la bruna
Latteo pensiero di stranito.