Debbo riferire alcune parole da me udite nel profondo dei mari, là dove tanto si tace e tanto accade. Ho aperto una breccia nei muri e nelle remore della realtà e mi sono trovato dinanzi allo specchio del mare. Dovetti attendere un poco prima che esso si fendesse e io potessi penetrare il grande cristallo del mondo interiore. Avevo sopra di me la grande stella inferiore degli scopritori insaziati..

.. Pur consapevole del gravoso pellegrinaggio che mi attendeva, mi ritrovai impacciato allorché dovetti imboccare una delle strade: solo, senza la guida di qualcuno. Una delle strade! Innumerevoli erano queste strade e ciascuna mi invitava a percorrerla, ciascuna mi offriva un differente paio di occhi per osservare le belle e selvatiche plaghe dell’altro e più profondo versante dell’essere. Nessuna meraviglia se io, in quel momento, avendo ancora, per vedere, i miei vecchi occhi caparbi, mi misi a far paragoni per poter scegliere. Senonché la mia bocca – la quale mi stava più in alto degli occhi ed era più audace, avendo spesso parlato nel sonno – era corsa avanti e mi gridò tutto il suo sarcasmo: “Vecchio rigattiere dell’identità! Cosa mai hai visto e riconosciuto, tu, valoroso dottore in tautologia? Dì, cosa hai riconosciuto lungo il margine di questa nuova strada? Un anche-albero, ovvero, un quasi albero, non è così? E ora metti insieme tutto il tuo latino per un’epistola al vecchio Linneo? Procurati piuttosto un paio di occhi dal profondo della tua anima e piantali all’altezza del tuo petto: allora comprenderai ciò che qui accade..
da Edgar Jené e il Sogno del Sogno
Paul Celan