Canzonacce – Giorgio Galli, e Frederick Sommer

 
Il canto della terra
 

Io più ci penso e più sono incantato:
mi rendo conto che in musica ho sentito,
a volte, gli strumenti di un’orchestra
imitare qualcosa di un cavallo
che beve alla sua greppia,
un volo di canarino, un cancellino,
una gabbietta d’uccello che si chiude,
l’annaffiatoio dimenticato aperto,
versi d’upupa, cucù, schiocchi di merli
e un saltellare di lucci sullo scorrere
gaio d’un rivo.
Ho visto questa scena, con i suoi voli e salti,
nell’Adagio di un Concerto di Bartók:
non era lieta, ma l’uomo non c’era.
Anche Hokusai nelle incisioni sue
sembra mirare le forme ed i colori, e domandarsi
come saranno quando noi non ci saremo.
Vedete, ogni arte si ritaglia un posto
per conversare con ciò che noi non siamo,
il non umano, o il divino se volete.
E allora penso che forse non dobbiamo
tanto ascoltare ciò che dentro
ci fa la rissa in cuore,
quanto la canzone dell’insensato
mondo ch’è fuor di noi, dove tutto è per caso
e tutto continua ad essere se un incantesimo
o la stupidità ci fanno sparire.
Forse dobbiamo tenere più aperta
la porta che si tende su quest’abisso ignoto
e tralasciare l’abisso più docile
che ascoltiamo da secoli, dentro di noi.

 
da Canzonacce
Giorgio Galli

 


 

 

Una bella scelta delle poesie da Canzonacce
le troverete nella rivista letteraria La Dimora del tempo sospeso

 
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* opere di
Frederick Sommer