oscillazioni – Vitaliano Trevisan

 

Stelle
 

È finita, le dissi. Non posso farci niente, è cosí. Ti voglio bene, ma è cosí. No, non so se ci rivedremo… che ti posso dire?, non lo so, non ne ho idea… chi lo sa… fra un po’ magari starò meglio e allora…
Ma io, come faccio io?, mi disse tra le lacrime. Ho bisogno di te, lo capisci?, ho bisogno di te. Come faccio senza di te?
Una lacrima le scese lungo la guancia e cadde sulla mia scarpa. Non piangere, le dissi, fissando intensamente la lacrima, ce la farai anche senza di me, vedrai… No, no,no, mi disse lei coprendosi il viso con le mani; non voglio, no. Sei cattivo. Perché mi fai soffrire cosí?
Sí, pensai fissando intensamente la sua lacrima, sí, sono cattivo; non lo diceva sempre anche mia madre che ero cattivo? Sono sempre stato cattivo: un bambino un ragazzo e ora un uomo cattivo. Le voglio molto bene e al tempo stesso sono cattivo, e di questa cattiveria non riesco a liberarmi e non voglio dividerla con nessuno.
Devo andare, le dissi facendo la faccia piú dura di cui ero capace. Subito, dissi. Mi alzai. Si alzò. Teneva sempre la faccia tra le mani perché stava piangendo e si vergognava. Non aveva mai sopportato di non riuscire a controllarsi.
L’abbracciai forte. Abbi cura di te, dissi, e me ne andai senza voltarmi. Infilai il casco, accesi la moto e mi diressi verso casa. Ma dovunque avrei voluto andare meno che a casa. No, pensai piangendo al riparo del casco, a casa non ci vado, non questa sera. Mi diressi verso le colline e guidai come un pazzo per strade tortuose, in salita e in discesa, senza chiedermi dove avessi intenzione di andare. Volevo solo guidare il piú velocemente possibile, volevo piegarmi il piú in basso possibile, volevo andare il piú lontano possibile.
Mi fermai. Ero esausto e non avevo piú lacrime. Il sole stava tramontando. Ho bisogno di te, aveva detto. Ho bisogno di te. Ma io sapevo che lei non aveva affatto bisogno di me. Soffriva sí, piangeva e si disperava, ma una mattina si sarebbe svegliata e si sarebbe accorta che non era stato che un sogno. Un sogno bello, brutto, poi ancora bello, dunque brutto, poi bello, infine di nuovo brutto, ma un sogno. Certo, pensai, dei sogni si ha bisogno: tutti hanno bisogno di sognare. Ma di me, di questo sogno particolare, lei tra un po’ non avrà piú bisogno.
Un brivido mi corse lungo la schiena: avevo freddo.
Il sole sparí all’orizzonte a una velocità impressionante. Avevo paura. Ero terribilmente completamente assolutamente solo, esternamente e internamente solo e senza rifugio.
Tra un po’ sarà buio, pensai,ma a casa non torno. No, pensai, non torno non torno, e avevo paura.
Le tenebre si fecero piú vicine. Il buio mi si faceva addosso. Lo sentivo entrare attraverso il naso, la bocca, gli occhi…
Ma ecco, proprio quando pensavo di non avere piú scampo, di essere diventato un’ombra, una gradazione del nero, un pezzo di tenebra, alzai gli occhi al cielo.
Stelle, pensai.
 

da Shorts
Vitaliano Trevisan

 

Espaço Absurdo

 

Oscillazioni

 

[…] Pausa

Ho sempre pensato di essere quel tipo di uomo che una mattina si alza
fa colazione
fa una bella doccia
si sbarba
si mette il vestito migliore
pulisce il fucile
scarica il fucile su moglie e figli
e quindi si uccide
Non senza prima aver fatto fuori anche il cane

Pausa

Insisteva continuamente
Prendiamo un cane
Perché non prendiamo un cane
Andiamo al canile di Marola e ci prendiamo un cane
Ma io il cane non l’ho mai voluto
al cane mi sono sempre opposto con tutte le mie forze
Il cane non lo voglio
ho detto a mia moglie
Il cane mai
Il mondo è pieno di coppie senza figli con cane
E poi al cane bisogna star dietro
fargli da mangiare tutti i giorni
lavarlo pulirlo
E prima di andare a letto
Passeggiata col cane
Si va al mare
al mare anche il cane
in montagna
in montagna anche il cane
Prendi un cane
e per il resto della vita sei perseguitato da questa ubiquità canina
che se uno ci pensa
fa impressione
Per non parlare del processo di umanizzazione del cane
una sindrome tipica di tutti i cani delle coppie con cane
E piú si umanizza il cane
piú la coppia diventa canina.
Basta guardarsi intorno
trovare una coppia con cane e osservarla attentamente
per rendersi conto che il vero problema è capire se sia piú umano il cane o piú canina la coppia
Io non voglio caninizzarmi
dicevo a mia moglie
Niente cani
niente gatti
canarini pappagalli criceti
Niente animali
E niente figli
E sempre con quella domanda
Perché mi hai sposato

Pausa

Per amore
Credo
Non significa nulla
E poi volevo una moglie non una madre
Ti addormenti di fianco a una moglie e ti svegli di fianco a una madre
la verità è questa
È arrivato lui e si porta via lei
Ti trasforma in qualcosa di completamente diverso
Dormire quando dorme lui
star svegli quando sta sveglio lui
pulirgli il culo fargli
fare il ruttino
basta ferie
basta cinema
basta concerti
basta fumare
Poi cresce
e appena è cresciuto abbastanza
lo stato ci impone di mandarlo a scuola
Almeno potessi educarlo io
dicevo a mia moglie
Ma io non posso educarlo
lo stato non lo permette
Lo stato ci impone di mandarlo in uno di questi istituti per il rincoglionimento di stato
dove
nel giro di pochi anni
insegnanti privi di scrupoli provvedono a farne un perfetto rincoglionito di stato
Tutto inutile
Ormai il bambino c’era
O io o lui
Sei tu che devi scegliere
ho detto
non io
Sei tu che hai bisogno di essere viva
io non ne ho bisogno
La vita mi ripugna fino alla nausea
Io ho solo bisogno di essere morto
Tu lo sapevi ho detto
Lo sapevi […]

Pausa

L’amore
Un problema che non sono mai riuscito a risolvere
Non sono mai stato capace di mantenere la distanza giusta
Il problema della distanza non riuscirò mai a risolverlo
e in amore la distanza è fondamentale
Bisogna avere un talento particolare
come il senso del tempo
uno ce l’ha
o no
Per amare in modo ideale
bisogna porsi alla distanza ideale
né troppo vicino
né troppo lontano
Vicini nella lontananza
lontani nella vicinanza
Quando si è lontani bisogna essere vicini
quando si è vicini bisogna allontanarsi
Per non soffocare
un po’ piú lontani
Per non restare senz’aria
un po’ piú vicini
Mai riuscito a trovare l’equilibrio
Andavo vicino
ed ero respinto
Mi allontanavo
e mi correva dietro
Per tutto il tempo
non ho fatto che avvicinarmi
per poi allontanarmi
in modo da riuscire di nuovo ad avvicinarmi
cosa che inevitabilmente mi spingeva ad allontanarmi
fino a che non ero cosí lontano da non avere altra scelta
dovevo tornare vicino
ma naturalmente finivo per ritrovarmi troppo vicino
allora dovevo allontanarmi di nuovo
un continuo andare e venire
andare e venire
andare
Restare
ma continuando ad andare e venire
E ci sarà tempo
dicevo a mia moglie
ci sarà tutto il tempo di andare sempre piú a cercare la chiarezza
Un’oscillazione continua
su e giú
su e giú
su e giú
fino allo sfinimento

Pausa

Tutti i presupposti
Un’equazione già risolta […]

Pausa

In effetti
se ci penso
ho più paura di restare in vita
che di morire
La gente ha paura della morte
Nessuno che voglia sentirne parlare
Eppure
è solo una parola
Ho sempre avuto un debole per le parole
Non tutte
Ma quelle dimenticate
abbandonate
Ho sempre un posto nel cuore
per tutto ciò che è abbandonato
La morte non mi fa paura
Tutto quello che viene prima è un altro discorso
Tutti questi preparativi
questo continuo indaffararsi
nel tentativo di tirare avanti
Si dice così
tirare avanti
In realtà
da un certo punto in poi
ci si incista in se stessi
si insiste su una strada perché non ce n’è un’altra
ma non è un andare avanti
quanto piuttosto
un continuo su e giù
portanto sulla spalle una testa sempre più pesante
su e giù
su e giù
sempre
su e giù
ancora […]
 

da Oscillazioni
in Due Monologhi (Collezione di Teatro) –
Vitaliano Trevisan

 

Untitled

 

 
  per V.T.
 

Brother and Sister

The shorn moon trembling indistinct on her path,
Frail as a scar upon the pale blue sky,
Draws towards the downward slope; some sorrow hath
Worn her down to the quick, so she faintly fares
Along her foot-searched way without knowing why
She creeps persistent down the sky’s long stairs.

Some say they see, though I have never seen,
The dead moon heaped within the new moon’s arms;
For surely the fragile, fine young thing had been
Too heavily burdened to mount the heavens so.
But my heart stands still, as a new, strong dread alarms
Me; might a young girl be heaped with such shadow of woe?

Since Death from the mother moon has pared us down to the quick,
And cast us forth like shorn, thin moons, to travel
An uncharted way among the myriad thick
Strewn stars of silent people, and luminous litter
Of lives which sorrows like mischievous dark mice chavel
To nought, diminishing each star’s glitter,

Since Death has delivered us utterly, naked and white,
Since the month of childhood is over, and we stand alone,
Since the beloved, faded moon that set us alight
Is delivered from us and pays no heed though we moan
In sorrow, since we stand in bewilderment, strange
And fearful to sally forth down the sky’s long range.

We may not cry to her still to sustain us here,
We may not hold her shadow back from the dark.
Oh, let us here forget, let us take the sheer
Unknown that lies before us, bearing the ark
Of the covenant onwards where she cannot go.
Let us rise and leave her now, she will never know.

 
da Collected Poetry
D.H. Lawrence

 

 
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* le opere sono di Eduardo Nery
** in copertina
Oscilações do Claro Escuro I
*** il film Primo Amore è di Matteo Garrone,
Vitalian ne era l’attore protagonista
*** le musiche sono di Gian Luigi Carlone