Rapporto di Rendel su Michael Caine – Javier Marías

Quest’uomo sembra essersi posto in salvo da molte cose, persino dall’ambizione e dalla vanità, il che non è soltanto meritevole, ma straordinario in un attore; non credo che attualmente ve ne sia un altro, né nessuna attrice, di cui si possa dire altrettanto. Senza sapere quasi nulla della sua vita e con appena una vaga idea dell’insieme della sua carriera cinematografica (sebbene lo abbia visto in diversi film), i suoi video di interviste e di apparizioni pubbliche di vario genere, compresa la consegna dell’Oscar di Hollywood quale migliore attore non protagonista di qualche anno fa, producono quell’impressione. Ed essendosi posto in salvo da quasi tutto, è diventato una persona che sarebbe molto difficile far uscire dai gangheri e persino ferire. Di sicuro, quasi impossibile ricattarlo, e anche quasi impossibile ottenere che si presti a qualcosa che non lo interessi, non lo diverta o chiaramente non gli convenga. Diciamo che non c’è molto con cui tentarlo, e ancora meno con cui minacciarlo.
Senza dubbio ha denaro sufficiente per vivere diverse vite lussuosamente, e neppure sembra che lo turbi o lo angosci molto sapere che ne avrà soltanto una, e che è già abbastanza avanzata. Si direbbe che si accontenti di quello che ne ha ottenuto e di quello che gli rimane: circa venti anni, o quindici, non si illude al riguardo né si ribella contro quella scadenza. E’ evidente che ha rinunciato già da tempo alla concezione circense della sua professione, al più difficile ancora. Non lo vedremo mai lambiccarsi il cervello immaginando o procurandosi ruoli clamorosi, stravaganti, di quelli che inducono le persone ingenue e le persone pedanti (si somigliano tanto) a rimanere a bocca aperta. E’ molto sicuro di quello che ha fatto sinora, e del suo grande talento, e non incorrerebbe nella puerilità di credere che vale di più interpretare un ritardato mentale o qualcuno famoso (non so, Stalin, Don Chisciotte, Churchill) anziché un buon personaggio, sia pure secondario. Ancora si diverte a recitare (sta per compiere settant’anni) e oltretutto ci guadagna dei bei soldi (non se ne dimentica mai; anche se non ne ha più bisogno non li disdegna). Non sarebbe disposto a rinunciare neppure una volta alla cosa più importante, il divertimento, in cambio di un artificiale aumento del suo prestigio. Non credo che interpreterebbe mai un cieco, o un isterico, o un paralitico, per mettersi in mostra. Sa che quei ruoli sono i più facili e più tecnici, e si annoierebbe.
Forse l’aspetto più sorprendente è che sembra immune alle opinioni altrui e quasi anche alle proprie. Non credo che ciò sia dovuto all’essere stato oggetto di tante lodi da avere ormai raggiunto la sazietà. Piuttosto è come se sapesse che cosa c’è di davvero buono nella sua arte, e gli fosse sufficiente la sua personale e frequente approvazione discreta, per nulla fragorosa. Immagino che gli attori giovani intelligenti sappiano che valgono di più un paio di applausi sinceri di Sir Michael Caine che l’untuosa ovazione di molti dei suoi diplomatici colleghi più esagerati.
E’ persona di cui fidarsi, credo, malgrado il suo carattere beffardo e incline a prendere un po’ in giro. Proprio perché a quasi nulla concede grande importanza (certo non a se stesso), dev’essere uno di quelli che quando fanno un’eccezione s’impegnano davvero, e non ti abbandonano mai alla tua sorte. E’ amato, dolcemente ironico, e gli è indifferente risultare gradito o meno. E’ come se gli suscitasse indolenza fingere al di fuori dello schermo, e non fosse disposto a sprecare un solo minuto cercando di piacere a qualcuno più di quanto non gli piaccia naturalmente. Non vi è, tuttavia, arroganza in quell’atteggiamento, nulla che ricordi un ultimatum superbo. Non è in guerra con il mondo, al contrario, è in pace, e anche ragionevolmente soddisfatto. Per questo riceve gli onori con serenità, che si tratti del titolo di Sir come di un Oscar. Non con modestia, sono cose diverse. Li apprezza nella giusta maniera, è come se pensasse: “Che persone distinte quelle che mi hanno dato questo premio, che buon gusto hanno avuto. Ma non sarebbe successo nulla se lo avessero concesso a un altro, né avrebbero avuto cattivo gusto per questo”. E’ equanime, senza sforzo. Potrebbe essere utile convincerlo a lavorare con noi, occasionalmente. Ma non vedo la maniera di convincerlo, davvero non mi viene in mente, si è posto troppo in salvo. E fare ricorso a qualcosa di sporco, per esempio attraverso la sua adorata moglie Shakira (è la sua debolezza maggiore, o lo era, ignoro se stanno ancora insieme; in questo sì che appare vulnerabile), comporterebbe nel suo caso una bassezza eccessiva. Un brutto tiro a un uomo tanto sveglio, gentile e piacevole come lui … No, questo non si compenserebbe mai!.

da Interpreti di vita –
Javier Marías