“Se vuoi conoscere un popolo, ascolta la sua musica”. Il Medioriente.

Lasciami un po’ d’anima
perché tu sappia quante volte
mi ha ucciso,
e quante volte
mi ha acceso nel cuore il canto.

Dunyā al-Amal Ismā

Oh eterno effimero
a te mi abbraccio
e ti creo
sulle labbra della follia danzo
come usignolo nella tempesta
tempesta nella febbre
sulle labbra della follia
e io chi sono per sopportare tanta passione?
Scivola, oh piede
s’incanti il tenebroso giglio nell’abisso della follia
tra le schegge di questa memoria!

da Magnūn e Laylà –
Qays

La diva musicale Fairouz e I  lati oscuri della storia libanese:

We loved each other so much – Jack Janssen

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Turchia e la moderna musica di Istanbul::

Crossing the Bridge, The sound of Istanbul – Fatih Akin

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Avrei voluto narrarvi
la storia di un usignolo morto
avrei voluto narrarvi
una storia…
ma mi hanno tagliato le labbra!

Samīh al Qāsim

Irak e la sanguinante Baghdad:

Heavy Metal in Baghdad – Eddy Moretti e Suroosh Alvi

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La vita di Umm Kulthum, gemma musicale egiziana, il “cuore pulsante della musica araba:

Umm Kulthum: A voice like Egypt – Michal Goldman

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Entrate nelle nostre dimore, o conquistatori, bevete il nostro vino,
al ritmo semplice della muwashshah.
La notte siamo noi a mezzanotte, non alba portata da un cavaliere
giunto all’ultimo richiamo della preghiera.
Il nostro tè è verde e caldo: bevetelo! I nostri pistacchi
sono freschi: mangiateli!
I letti verdi di legno di cedro: cedete al sonno!
Dopo questo lungo assedio, dormite sulle piume
dei nostri sogni: sono pronte le lenzuola
e le essenze sparse sulla porta e gli specchi a profusione.
Entrate! Noi usciamo del tutto, e tra poco in paesi lontani,
cercheremo la nostra storia nella vostra
e alla fine ci chiederemo:
“L’Andalusia era lì o qui?In terra… o in versi?”

Mahmūd Darwīsh

Turchia. La musica, la cultura e la bellissima terra anatolica:

The last songs of Anatolia – Nezih Ūnen

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Il Cairo e la musica mahraganat, un misto di musica popolare Chaâbi (Chaâbi in arabo significa popolo) e l’electronic dance music, nata dopo la rivoluzione egiziana del 2011:

Electro Chaabi – Hind Meddeb

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ancora Musica Shaabi/ Mahraganat nel film/documentario:

Underground/ On the Surface – Salma Tarzi

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Balfour, hai sangue di martire nel bicchiere,
non vino. Per apparenza non ti ingannare
sono anime le bollicine che vedi balzare.

Tūqān

L’ Algeria e l’Orchestra El Gusto, un insieme di musicisti ebrei e musulmani separati dalla guerra civile e riunitisi dopo 50 anni per un concerto a Marsiglia:

El Gusto – Safinez Bousbia

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Cairo, Amman, Beirut, Ramallah, Haifa e le scene musicali indipendenti:

Yallah! Underground – Farid Eslam

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Voglio che impari un canto delle elementari
che porto dentro per intero senza errori
tentennando a testa china e una stonatura.
Per terra battono i piedini forte
e i banchi picchiano i palmi aperti.
Amici e bimbi della mia classe son morti in guerra
resta il battito nella stanza a terra di piedini e mani agitate.

Gassān Zaqtān

Teheran. Il film segue due musicisti Anoosh Rakizade e Arash Shadram che organizzano rave di musica techno-elettronica, producono e distribuiscono album, sotto il repressivo regime iraniano:

Raving Iran – Susanne Regina Meures

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Quando il pianto lascia i nostri smunti moli
e i caffè stranieri si tingono di amara ironia […]

Muhammad Hamza Ganā’yim

Palestina, Ramallah e il collettivo di musica palestinese Jazar Crew che, sfidando ogni segregazione, unisce nella musica ebrei e palestinesi:

Palestine Underground – Boiler Room, 4: 3 e Ma3azef

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Libano. Beirut e il blues dei The Wanton Bishops, seguiti in un tour negli Stati Uniti d’America:

Walk it home – prodotto dalla Red Bull Music

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Palestina e la cantante techno Sama Abdulhadi

Sama – Jan Beddegenoodts

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Sono un uomo semplice
neanche un giorno ho imbracciato un fucile
né ho serrato un grilletto
mai in vita mia
ho solo un po’ di musica
suonata sulla piuma che disegna i miei sogni.

Tawfiq Zayyād


Il Libano e la musica elettronica di Beirut:

Why Beirut is the new Ibiza? – Red Bull Music

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Turchia e la musica psichedelica di BaBa Zula

Istanbul Psychedelia: BaBa ZuLa – un film Boiler Room

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L’inno delle strade

Un albero e nel mio sangue mette foglie il frutto degli alberi
un tempo e si rivolta il tempo perché a me sia
il tempo.
Per quanto tu resista o ti affligga, questo luogo è mio.
Impugna il tuo bastone perché sono io a ribellarmi
maledette le tue mani…
Allontana la testa dal raggio dei miei colpi
coi biglietti e il viaggio.
Un albero e nella mia mano mette foglie il frutto degli alberi.

Corrono due distanze tra l’innocenza dei campi di gioco
e i collari delle colombe:
una distanza che sento crescere tra le mani come lampo di nubi
e una distanza cui tendo la mano per afferrare la spada.

La notte ha una nuova canzone
tendo la sella del cavallo come fune di bandiera
sì… sì
vago tra vicoli e nitriti
una lunga notte
di passione intensa, una notte
più lunga dei resti dell’impossibile:
una luce passa e s’accende
una pietra vola e s’incendia
nozze svelate dalla luna. Dov’è la via di fuga?
Dov’è la via dall’incendio?Dov’è l’incendio dalla via?
La questione è dialogo confuso
la questione è divenuta assedio
dov’è la via che porta al giorno?

L’alba ha la musica della poesia
dormirono – vegliando – tranne il corvo
una porta di cemento nei vicoli serra ogni porta.
Ora esce dai percorsi di rugiada e camomilla
uno stormo
sorvola le baionette
melodia e musica si udiranno sui tetti delle case
una passione apparirà nelle case
saranno quattro i colori come involucri di nettare.
Appare la via…
e salpa la luce su palpebre dischiuse.
Così trema la terra perché nasca
la bufera.

Il mattino ha una storia di fede.
La gloria scrive la sua gloria
alle finestre e ai venti.
Si leva l’alba
e benedetta sia questa mattina.
Ho scagliato i miei sogni oltre la siepe
ne sono fiorite viole
passione su una lingua ardente.
O trincea…
dietro te sono in piedi tutti gli amanti
si eleva il limite dell’infortunio.
È l’attimo tra una freccia in tasca e una nella carne.
Ecco, è lo scompiglio dei cuori
è il plenilunio dell’eternità.

Muhammad Hilmī al-Rīšha

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* le foto sono di Nidaa Badwan, artista palestinese che per 20 mesi si è autoimposta un esilio nella sua stanza a Gaza per protestare contro i miliziani di Hamas che volevano imporle il velo.
** le poesie sono tratte dal libro In un mondo senza cielo, Antologia della poesia palestinese.
*** fonte Scene Noice.