Lascia dunque che ti parli del momento drammatico in cui la Parola non è ancora che il progetto doloroso di un rantolo muto… Riesci a pregustare questo silenzio così pregno di tuono?
In questa notte in questo mondo
Le parole del sogno dell’infanzia della morta
Non è mai questo ciò che uno vuole dire
La lingua natale castra
La lingua è un organo di conoscenza
Del fallimento di ogni poema
Castrato dalla sua stessa lingua
Che è l’organo della ri-creazione
Del ri-conoscimento
Ma non quello della ri-surrezione
Di qualcosa in maniera di negazione
Del mio orizzonte di sofferenza con il suo cane
E niente è promessa
Tra il dicibile
Che equivale a mentire
(tutto quello che si può dire è bugia)
il resto è silenzio
solo che il silenzio non esiste
no
le parole
non fanno l’amore
fanno l’assenza
se dico acqua, berrò?
Se dico pane, mangerò?
In questa notte in questo mondo
Straordinario silenzio quello di questa notte
Quello che succede nell’anima non si vede
Quello che succede nella mente non si vede
Quello che succede nello spirito non si vede
Da dove viene questa cospirazione dell’invisibilità?
Nessuna parola è visibile.
Alejandra Pizarnik
You can’t walk unless the word runs – Kristina Buch
[…] Parola motrice, parola mentale, parola mendace momento motore, momento tale che in questo istante se t’installi nella sua essenza ti muovi, ti commuovi e menti secondo la parola da me emessa.
Dico mentire, è l’atto mentale. Mentalare [mentaler] sarebbe barbaro. Ed è detto bene. La verità non si muove, non si commuove, non si mente. Non è nello spazio. Parlare veramente è mentire appositamente, per suggerire la verità. Se ti dico: il cane è carnivoro, questo è mentire, perché non c’è il cane, bensì ci sono dei cani. Ma questa menzogna ti suggerisce il concetto di cane. Ed è ancora mentire, perché il concetto non mangia la carne; dunque rientra in un altro concetto, mangiatore di carne. Ma cos’è mangiare la carne in generale? Questo non nutre. A forza di mentire, alla fine forse non ci terrai più e formerai un’idea, formulerai una legge. È qui che il poeta vuole arrivare. «Cammina! Fermati!» sono parole motrici. La loro contraddizione genera sbalordimento, irresoluzione o, se ci pensi, l’idea di cammino. Mi è stata raccontata la storia, orientale come tutte queste storie, del coccodrillo che, insediato in un guado, divorava i passanti. Aveva sentito i bipedi parlare così tanto di verità, e di ciò che è vero e non vero, che iniziò ad interrogarsi, nel suo cervello piatto, su che cosa questo fosse. Finì col dirsi: «Bene, interrogherò il prossimo che passerà». Passa una donna, e lui le dice: «Se mi dici la verità, non ti divorerò». Ed ella: «La verità è che non mi divorerai». Allora? L’infelice fanfarone non è mai potuto venirne a capo. Se ci si dicesse la verità, resteremmo come lui, a bocca aperta, incapaci di farne uso.
Solo è colui che parla, solo colui che ascolta, non comunicano in alcun modo con la parola. Se comunicano, è soltanto attraverso la loro comune coscienza di essere soli. Ma non si dovrebbe scrivere soli al plurale. O piuttosto sì, per un’assurdità voluta, per gettare una sfida al pensiero, che forse sorgerà, folgorante. Ma quest’astuzia quasi sempre s’incaglia. […]
da Poesia nera, poesia bianca –
René Daumal
Parola che condensa tutta la luce, Parola ancora impronunciata, che contiene tutta la verità, Parola che ancora soffre di essere muta come l’urlo silenzioso serrato tra le mascelle paralizzate del malato di tetano.
Sempre sul punto d’essere pronunciata, questa Evidenza è la Parola unica e suprema, che non viene mai detta, ma che si nasconde dietro le parole dei poeti, e le sostiene. Se il Poeta pronunciasse tale parola, il mondo intero diverrebbe il suo Poema; avrebbe annientato il mondo ricreandolo in sé. Il divieto di pronunciare le supreme parole sacre esprime tale terribile potenza del Verbo, e l’impotenza umana della nostra parola.
da Controcielo –
René Daumal
” .. Ogni parola mi abbandona e allo stesso tempo essa è nell’attesa di me stesso che io ho lasciato parlando ..”
Kafka ne l’Innominabile
” Quando finisce una guerra? Quando potrò pronunciare il tuo nome e fare in modo che combaci solo con il tuo nome e non con tutto ciò che ti sei lasciata alle spalle?”
Ocean Vuong in Brevemente risplendiamo sulla terra
“Fammi vedere se – utilizzando queste parole
come un
piccolo stralcio di terra e la mia vita
come un
pilastro
– riesco a costruirti un centro.”
Qui Miaojin (cit.)
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Presentazione della interessante mostra You can’t walk unless the word runs di Kristina Buch
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* la citazione iniziale é di René Daumal
** in copertina Cécile B. Evans dalla mostra What the Heart Want
