… se il cuore non si agita per cose futili
il cambiamento eterno non potrà turbarlo,
se si capisce questo,
si sa che non vi è né davanti né dietro.

*
La mia casa dove vivo è nel Tiantai,
la strada tra le nuvole e le nebbie allontanano gli ospiti,
rocce alte migliaia di piedi permettono di rifugiarsi,
innumerevoli valli e torrenti e massi sovrapposti,
cappello di scorza di betulla e zoccoli di legno, cammino lungo i torrenti,
vestito di cotone o pelliccia, bastone di amaranto, vado e vengo tra i monti,
cosciente che la vita è illusione e mutamento,
la gioia del libero vagabondare è perfetta.
*
Una volta seduto alla Montagna Fredda
Ci sono rimasto trent’anni,
Ieri sono andato a fare visita parenti ed amici ,
I più non hanno raggiunto le Sorgenti Gialle ,
smagrendo via via come candela che si consuma,
lasciandomi andare come va la corrente,
oggi di fronte alla mia ombra solitaria
senza accorgertene, due lacrime agli occhi.
*
Padre e madre mi hanno lasciato vivere
campi e giardini da altri non desidero,
la moglie lavora alla spola scricchiola il telaio,
il figlio gioca e balbetta ua ua,
batto le mani chiedo ai fiori che danzino,
tendo la guancia sento gli uccelli cantare,
chi viene a lodare la mia scelta di vita?
I taglialegna passano a trovarci.
*
Ho scelto un luogo remoto dove vivere, ,
il Tiantai – non c’è altro da aggiungere.
Le scimmie gridano nel freddo della nebbia,
il colore delle cime raggiunte la mia porta di paglia.
Strappo foglie per coprire la mia dimora tra i pini,
scavo uno stagno vi porto acqua dalla sorgente,
contento di aver lasciato ogni cura del mondo
e raccogliere felici per il resto dei miei anni.

*
La Montagna Fredda è tanto nascosta e strana,
chi la scala ne è colpito e intimorito,
splende la luna le acque chiare, chiare,
soffia il vento tra l’erba fruscio, fruscio,
sui prugni spogli la neve forma fiori,
agli alberi nudi le nuvole fanno da foglie,
al tocco della pioggia tutto si rinnova, rivive,
se non fa bel tempo è impossibile salire.
*
Sulla montagna fa tanto freddo
dai tempi antichi non solo quest’anno,
le cime sempre gelate per la neve,
boschi oscuri impregnati di nebbia,
l’erba cresce solo dopo l’ultima semina,
le foglie cadono prima dell’inizio dell’autunno,,
qui ogni viandante smarrito
guarda guarda e non vede il cielo .
*
Mi sono ritirato nel profondo dei boschi,
di natura sono un contadino,
integro e onesto nel comportamento
parlo senza lusinghe e adulazioni,
preservo me stesso giada non polita, ”
signore tieniti le perle,
non posso seguire la frutta,
anatra selvatica sulle onde.
*
In silenzio in silenzio sempre senza parlare ,
che cosa sarà trasmesso alla nuova generazione?
In ritiro nel fitto dei boschi e degli stagni
come potrà rivelarsi la saggezza?
Il rinsecchirsi non è salutare,
vento e gelo portano malanni prematuri,
con buoi di argilla a lavorare campi petrosi
non si avrà mai il giorno del raccolto.

*
Alte scogliere di nuvole bianche,
ampi vortici di acqua verdazzurra, I
resto in ascolto di un pescatore
ancora e ancora ripetere il canto dei remi,
nota su nota che non sopporto di ascoltare,
oggi mi suggerisce tanti pensieri tristi,
chi dice che il passero è privo di corna?
Come potrebbe penetrare tra le mie mura?
*
Ospite della montagna col cuore turbato
lamenta che gli anni, le stagioni passino,
lavora duro a raccogliere erbe medicinali
invano la ricerca dell’immortalità.
Il cortile si rischiara le nuvole se ne vanno ,
il bosco è illuminato con la luna piena.
Perché non ho potuto ritornare?
Gli alberi di cannella lo trattengono.
*
C’è un albero nato prima della foresta
i suoi anni impossibile contarli,
le radici intrecciate con valli e colline,
le foglie screziate dal vento e dal cielo,
ridono a guardarlo così rinsecchito
non capisco la sua bellezza interiore
quando la corteccia è tutta caduta,
rimane solo quello che è vero e reale.
*
Mantengo i miei propositi non mi si può arrotolare,
dovete sapere che io non sono un tappeto,
vagabondo per boschi e montagne,
da solo, mi stendo su un masso,
gente che sa parlare vieni a lusingarmi,
mi invita ad accettare oro e giada,
è come far buchi nei muri per piantare rovi,
qualcosa che non serve a niente.

*
Trent’anni da che sono venuto al mondo,
ho vagato per diecimila lì,
camminando lungo i fiumi dove crescono le erbe,
entrando nelle terre dove vola la sabbia rossa,
ho cercato invano le pozioni dell’immortalità,
ho letto i classici e ho scritto odi storiche,
oggi ritornato alla Montagna Fredda,
piego la testa sul torrente e mi lavo le orecchie.
*
Invano ho faticato a recitare le Tre Storie,
mi sono sprecato a leggere i Cinque Classici,
invecchiato a esaminare i registri gialli imperiali,
vivo come sempre da uomo semplice,
nella divinazione trovo l’esagramma “ostruzione“,
la mia vita è guidata dalla stella del Vuoto e del Pericolo,
non come gli alberi sulla riva del fiume,
anno dopo anno verdi alla stagione.
*
Ripenso ai miei vagabondaggi
in visita a famose vedute del mondo,
ammiratore delle montagne sono salito per migliaia di tese,
amante delle acque ho navigato su mille imbarcazioni,
ho accompagnato gli ospiti nella valle della chitarra,
ho portato con me il liuto nell’isola dei pappagalli,
come sapere che sotto i pini
mi sarei rannicchiato nel freddo autunnale?
*
Ieri ho visto gli alberi sulla riva del fiume
distrutti divelti indescrivibili,
solo due o tre tronchi restano
con mille diecimila cicatrici d’ascia,
il gelo li ha spogliati delle foglie avvizzite,
le onde hanno infierito sulle marce radici,
queste sono le condizioni della vita,
a che giova prendersela con cielo e con la terra?

*
A proprio agio tra le nuvole bianche,
non occorre comprare la montagna,
per scendere a precipizio serve il bastone,
per salire sulle rocce scoscese un rampicante,
in riva ai torrenti i pini sono sempre verdi,
lungo le gole le pietre sono variegate,
se agli amici è difficile arrivarci,
in primavera uccelli cantano amorosi.
*
Rotoli e rotoli di poesie dei maestri,
brocche colme del vino dei saggi,
mi piace andare a vedere i vitellini
o star seduto, vino e libri al fianco,
gelo rugiada penetrano nel tetto di paglia,
lo splendore della luna nella finestrella,
allora bevo un paio di coppe
e canterello cinquecento poesie.
*
Contento della vista semplice che ho scelto
tra nebbie e rampicanti e grotte nella roccia,
senso di libertà nella natura selvaggia,
le nuvole bianche in ozio per compagne,
c’è la strada ma non raggiunge il mondo,
solo chi ha assopito i pensieri può arrivare qui.
siedo a notte da solo sul letto di pietra,
la luna piena sulla Montagna Fredda.
*
Siedo su un masso di roccia,
il corso d’acqua nella valle è gelido, gelido,
i piaceri tranquilli hanno una rara grazia,
fascino delle rocce irreali nascoste nella nebbia,
lieto e sereno riposo in questo luogo,
al tramontare del sole l’ombra degli alberi si abbassa,
io scruto nel terreno della mia mente,
un fiore di loto emerge dal fango.

*
Per una similitudine della vita e della morte
prendi ad esempio il ghiaccio e l’acqua,
l’acqua gela e si trasforma in ghiaccio,
il ghiaccio si scioglie e diventa acqua,
quel che è morte deve ritornare a vita,
quel che nasce la vita va verso la morte,
ghiaccio e acqua non si fanno tra loro del male,
vita e morte sono belle entrambe .
*
Siedo da solo in silenzio di fronte alle rupi,
splendore della luna piena nel cielo,
le diecimila forme come ombre si manifestano,
la ruota della luna non le illumina,
indisturbato, lo spirito è puro,
abbraccia il vuoto penetra i misteri profondi,
con un dito si indica la luna,
la luna è il cardine della mente.
*
In alto in alto sulla cima del monte
ai quattro lati la vista è sconfinata,
sto seduto da solo nessuno lo sa,
solitaria la luna si riflette nella sorgente fredda
ma nella sorgente non c’è la luna,
la luna è nel cielo azzurro,
canto questa sola canzone,
canzone che non è meditazione.
*
Godo le gioie che trovo tra le montagne,
vagabondando senza alcun legame,
giorno dopo giorno nutro la mia carcassa,
penso oziosi pensieri senza niente da fare,
ogni tanto srotolo antichi testi buddisti,
più spesso salgo su una altura rocciosa,
guardo giù verso il basso da migliaia di piedi,
in alto la vasta distesa delle nuvole,
la luna fredda gelida cristallina,
il corpo come gru solitaria in volo.

*
La garza delle stelle innumerevoli, chiarore della notte profonda,
da solo tra le rocce alla luce della luna prima che tramonti,
perfetto splendore che non occorre polire,
appesa nel cielo azzurro è la mia mente.
*
Arrivati alla Montagna Fredda tutto si placa,
non più pensieri confusi affollano la mente,
a piacere sulle pareti di pietra scrivo poesie,
mi affido alla corrente come barca disancorata.
*
Chiedono la via della Montagna Fredda,
alla Montagna Fredda la strada non arriva,
d’estate il ghiaccio non si scioglie,
il sole si leva oscurato dalla nebbia,
come a me è stato dato di arrivarci?
Le nostre menti non sono uguali,
se la vostra mente fosse simile alla mia,
ci troveremmo qui insieme.
*
Se hai in casa le poesie della Montagna Fredda,
sono meglio della lettura dei Sutri,
copiale sul tuo paravento ‘
e leggine una di tanto in tanto.
‘
da Montagna Fredda
Han Shan
traduzione di Anna Bujatti
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* opere di Brice Marden –
della serie Could Montain: Zen Study.
Sono sei grandi incisioni a piastre. Il titolo della serie e le sue forme si riferiscono agli scritti del celebre maestro cinese Han Shan, attivo in Cina durante la dinastia Tang (618-907).
Essi sono disegnati con bastoncini di rami secchi intinti nell’inchiostro. Le line serpeggianti e apparentemente casuali sono invece organizzate in distinti distici verticali e glifi collegati, disegnando le poesie del Maestro. “Marden immerse un bastone nella soluzione di zucchero e, partendo dall’angolo in alto a destra, disegnò le poesie, ognuna composta da quattro distici di cinque caratteri, disposti verticalmente su piatti preparati. Formando strati, ha collegato sia i caratteri che i distici e ha permesso alle matasse scure di fluire sulla superfice, superando il botdo della piastra.” (Metmuseum)
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