… disegna ad occhi chiusi
la traccia
“je te salue”

Un istante, venticinque secoli fa
Da qui vedo fino in fondo alla duna la montagna dove lei
teneva l’eroe prigioniero
lo tiene ancora
i loro nomi colorano il paesaggio
orientano il paesaggio così che posso sapere
zaffiro
che sono in questa sabbia sulle rive che chiamano
ah l’universo qui il più vivo i nomi divini
danno come una culla dolcezza e questa luce
il naufrago quando si sveglia
tra i cespugli della riva
“Ci sono ninfe da queste parti?
Ci sono abitanti dal linguaggio umano?”
poi si alza tra i cespugli
“voglio impararlo e vederlo da me”
Mare che insegna
dolce color
che insegna a vedere da sé
che riceve questo dono nella luce dei nomi
dei canti
Colei che canta
che ama
luna luce di luna e solitudine
bianco volto aspettato
e il gelsomino sulla collina
quando si lancia volendo morire
nei tuoi flutti mare in te
sonno latte di luna
notte di cielo stellato
Laggiù sull’isola
circondata da un’acqua così trasparente
che l’azzurro della sua massa
è incomprensibile
quando cado sul pendio
in vulcano a picco
la ferita si brucia
e non cessa
Un istante venticinque secoli
dal fondo del mare egli vede
scivolare l’ombra della prima nave
sulla superficie soleggiata
stupore
oblio
Come sopportare ormai
che abbia smesso di essere lustrale?
Tutti i simboli ormai
hanno forse cambiato per sempre di senso?
– esiste ancora un Sempre un senso
se ci lasci
pesanti meduse disorientate
arenate miseramente sui tuoi bordi?
Qualcosa di bianco
luce venuta veloce dal mare
va via
 come era venuta, rapida

Un’isola
Se colui
o colei
che ama
cade
su una strada
su un’isola
in vulcano a picco
sul mare
dove la sabbia brucia
e l’acqua
esce dalla terra
in fonte calda
la sua ferita arde
e non smette più
: lui o lei
ha sulla caviglia
un luogo del corpo
aperto
che gorgoglia e fa male
è lì che la la vita
è visibile e brucia
finestra sul corpo
vasto spazio animato-indovinato
interiormente: rosso
Coloro che non sono nell’amore
curano le loro ferite
con unguenti con lozioni
e bende che ti rassicurano.
Coloro che amano
non curano nulla
guardano
ascoltano battere il sangue
che viene dal fondo
aspettano
il dolore sconosciuto
che vola
sulla montagna
Hanno
un corpo orientato che avanza
calmamente e che prende tutto il posto
sul pendio 
da Il tempo dell’istante –
Jacqueline Risset


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in copertina
Ulisse –
Robert Motherwell
** versi iniziali da una poesia di
Jacqueline Risset
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…che sentitamente ringrazio per la sua arte di poeta e per le costanti dedizione e passione nella diffusione di poesia e saggistica di grande valore nel mondo letterario italiano, con la rivista culturale La Dimora del tempo sospeso.